Clima di altissima tensione sulla vicenda Almasri. Come ormai tutti sappiamo, il primo ministro Giorgia Meloni è indagato dalla Procura di Roma per favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del generale libico, comandante della prigione di Mitiga e volto di spicco dell’apparato libico in materia di immigrazione, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Insieme alla leader del governo, indagati il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. L’indagine arriva al culmine del feroce scontro tra governo e magistratura – complice la riforma della giustizia in corso – con l’opposizione sul piede di guerra.
Abbiamo già raccontato le diverse incoerenze di Pd & Co. A partire dal fatto che lo schema d’accordo con la Libia per trattenere i migranti non l’ha inventato la Meloni ma è previsto nel Memorandum firmato nel 2017 siglato dall’allora ministro dell’Interno dem Marco Minniti. Un documento mirato per sancire un accordo con tanto di patti con le tribù locali e la guardia costiera di Tripoli. Negli ultimi otto anni il Memorandum tra Italia e Libia non è mai stato contraddetto, anzi è sempre stato rinnovato con la soddisfazione delle parti. Prima nel 2020 dal governo Conte II composto da M5s, Pd, LeU, Italia Viva e MAIE, poi nel 2023 dall’esecutivo Meloni. Ma non è l’unica cosa che non torna sulla vicenda.
Notizia di giovedì che la Procura della Cpi ha ricevuto un esposto contro il premier Meloni e i suoi ministri, rei di aver ostacolato “l’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma”. Un gruppo di avvocati che si dedica ai migranti avrebbe raccolto la testimonianza di un rifugiato e dopo la liberazione di Almasri si sarebbe rivolto alla Procura appena citata. Per il momento non è stato deciso se e in quale modo procedere, ha precisato la Corte, ma l’esposto non chiama in causa solo l’attuale governo. Anzi. Il rifugiato in questione, originario del Sudan, già sei anni fa, nel 2019, aveva presentato una denuncia all’ufficio del procuratore penale dell’Aja.
E quindi? È semplice: dal 2019 ad oggi nessuno si è azzardato a procedure contro Almasri. Almeno fino ad oggi. Ma c’è di più: la denuncia cita direttamente ex premier ed ex ministri italiani con pesanti addebiti. Per la precisione di aver favorito crimini contro l’umanità in Libia. I nomi sono quelli dell’ex premier dem Paolo Gentiloni (citato per il Memorandum con la Libia) e dell’ex titolare del Viminale Marco Minniti (citato in svariate occasioni). Maggioranze e politici di sinistra, per estrema precisione del Pd. Lo stesso partito che da giorni attacca frontalmente il governo sul dossier Almasri.
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Insomma, il Pd prima si accorda coi libici ma poi se ne dimentica. Così come la Cpi riceve le denunce ma le ignora. O almeno quelle che devono essere ignorate. Sia chiaro: così come la Meloni e i suoi ministri, anche Gentiloni e Minniti non hanno alcun tipo di responsabilità. Si tratta più che altro di ribadire l’incoerenza di certi sistemi e di certi partiti, ipocriti fino al midollo.
Franco Lodige, 8 febbraio 2025
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