Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo articolo di denuncia contro la burocrazia che, anche in momento difficile come quello che stiamo vivendo, non si ferma nemmeno di fronte alle mascherine.
Sono un dirigente di una ditta europea che ha accesso ad una vasta rete di aziende produttrici di dispositivi medici e di protezione da agenti biologici. Causa COVID19 mi è stato chiesto da diversi enti pubblici e privati di tutto il mondo di contattare produttori di questo tipo di dispositivi che possano aiutare a fornire merce per l’emergenza. Essendo l’Italia il paese maggiormente colpito dal virus dopo la Cina, mi sono informato su come poter approvvigionare il sistema Italia con questi prodotti così essenziali.
Dopo un lungo percorso per accede ai bandi di concorso Consip e MePA, mi sono reso conto che è praticamente impossibile fornire i quantitativi di materiale necessari all’Italia in quanto nell’attuale situazione di emergenza COVID19, qualsiasi fornitura viene pagata da governi di tutto il mondo in contanti o tramite bonifici anticipati. Diviene ancor più difficoltoso in quanto nelle complesse procedure richieste alle ditte aggiudicatarie degli appalti per la Pubblica Amministrazione, vi sono vincoli impossibili da gestire.
Ad esempio il versamento di cauzioni di centinaia di migliaia di euro, l’imposizione di un sistema di pagamento a 30-60-90 giorni gestito direttamente dall’appaltatore ed altri vincoli che rendono questi contratti impossibili da accettare e che portano vincitori a dover rinunciare alle forniture. Situazione che, nell’attuale crisi, si traduce con rinunciare a salvare vite umane.
Nell’attuale scenario internazionale nel quale prodotti medici e di protezione dal Coronavirus vengono trattati come lingotti d’oro, forniture di milioni di pezzi non vengono gestite tramite pagamenti a 30-60-90 giorni, ma vengono pagate anticipatamente in moneta pregiata. In questa situazione forniture anche già prenotate (ma non pagate) vengono vendute dai fabbricanti a chiunque si presenta con i soldi in mano nell’arco di pochi minuti.
Ciò vuol dire che ad un paese che resta fedele ad un complesso sistema burocratico anche in un momento di tale crisi, vengono rubate le forniture davanti agli occhi da parte di governi con approcci più dinamici.
Per questa ragione ritengo assurdo che in una nazione che ha necessità di 90 milioni di mascherine al mese e che probabilmente ha una capacità produttiva al suo interno di al massimo 2-3 milioni di pezzi, si continui a mantenere un sistema introdotto con il codice degli appalti che ingessa qualsiasi tipo di rapporto commerciale in Italia, ma ancor di più a livello internazionale.
Oggi con l’emergenza mondiale a cui ci troviamo di fronte, dobbiamo combattere sì la speculazione, ma dobbiamo essere in grado di effettuare vendite ed acquisti in modo immediato e produttivo. Tutto il mondo ha bisogno di macchinari medici e sistemi di protezione, ma questi, purtroppo, vengono prodotti in grandi quantità solo in alcuni stati del mondo.