Da bambina raccoglievo avida i fiori spontanei, volevo quella bellezza gratuita interamente per me e non mi accorgevo che in quelle manine il fiore strappato già si piegava al possesso, perdendo il suo profumo. Arraffare per possedere, per gestire, sembra ancora oggi la via della felicità, ma il tempo galantuomo ci racconta che non è così. Pensiamo di poter plasmare come fabbri prepotenti ogni cosa, ci prendiamo così sul serio da crederci, ci affanniamo a forgiare un destino cucito su misura, salvo poi ritrovarci a dover fare aggiustamenti, correzioni che ci illudono di avere tutto in mano finché non ci guardiamo allo specchio e ci troviamo brutti.
Questa gestione frenetica delle risorse umane ci crea un certo stress, eppure in tanti abbiamo un approccio alla vita così presuntuoso. Forziamo ancora un po’, dovrà pur andare come abbiamo pensato! Finché la scarpetta di Cenerentola si infila, nonostante il piede ci stia stretto da morire, e procediamo claudicanti, pur di aver ragione. Ma la ragione è dei fessi.
Se solo potessimo guardarci dall’esterno, con un movimento straniante, rideremmo forse di quell’andirivieni tormentato, di certi atteggiamenti spocchiosi, di quella piccola piccola prospettiva che ci fa disperare; dovremmo smetterla di comportarci come se fossimo i padroni assoluti della storia, siamo principi, non re. Il destino non si può plasmare come creta, bisogna lasciare che il vento dell’imprevisto ci svegli dall’illusione del possesso, perché anche quando è gelido, ci offre qualcosa, ci porta un dono che non sapevamo di desiderare e che magari ci corrisponde come mai avremmo potuto immaginare.
Arrendersi alla vita è l’unico modo di viverla, l’umiltà verso di essa ci rende lieti e attenti, perché non costringiamo la storia a rispettare il nostro copione, ma ci lasciamo stupire come bambini dagli eventi e come saggi ne apprezziamo la giusta angolazione. Sempre tesi ad aprire lo scrigno dei nostri sogni, possiamo finalmente abbandonare la ricerca di una perfezione inesistente e lasciare che questa adesione sincera ci inciti ad agire con intelligenza al momento opportuno, mentre ci muoviamo con energia tra lo spazio e il tempo.
La solitudine è buona maestra in questo, perché ci invita a udire il sussurro dell’esistenza che ci avvolge e che collabora imperterrita alla nostra realizzazione. Ci sussurra che non si può manipolare nulla, ma si può sfiorare l’anima di chi incontriamo, accarezzare la bellezza senza consumarla, seguendo gli indizi sparsi sul cammino e vivendo con levità anche quello che non capiamo immediatamente.
Fiorenza Cirillo, 1° giugno 2023