Rassegna Stampa del CameoSpeciale Elezioni Europee 2019

Quando le “classi subalterne” votano a destra

Speciale Elezioni Europee 2019

Nel dopo elezioni, una delle analisi alle quali mi dedico con più piacere è quello dei flussi elettorali. Niente chiacchiere politiche (le trovo noiose), solo numeri, numeri, numeri. Prendo sempre in esame 5 aree sociali, quelle che mi interessano di più da un punto di vista personal-sociologico, che approfondisco poi con gli incroci “astenuti-votanti”. Per ragioni personali legati alle mie radici, i primi flussi che esamino sono quelli dei “Poveri”, degli “Operai”, dei giovanissimi (Generazione Z, quelli nati dopo il 1997, qua ci sono i miei nipoti, generazione alla quale ho dedicato Zafferano.news). Poi i “Baby Boomers” (nati fra il 1946 e il 1964, qua ci sono i miei figli), poi il “Ceto Medio” (qua ci sono gran parte dei miei amici). Mi sono limitato a riportare i dati delle due prime posizioni dei partiti. (Fonte La Stampa):

1 Poveri Lega 47%; M5S 20%; Astensione 55%

2 Operai Lega 48%; M5S 19%; Astensione 42%

3 Generazione Z Lega 38%; PD 23%; Astensione 51%

4 Baby Boomers Lega 35%; PD 25%; Astensione 42%

5 Ceto Medio Lega 35%; M5S 20%; Astensione 50%

Manca il solo ceto alto, altissimo, ma sono talmente pochi costoro, e così lontani dalla realtà della vita vera, che statisticamente sono irrilevanti (eppure non se ne rendono conto). Una premessa: la mia lettura è quella del cittadino comune, senza elucubrazioni politiche sottese, da semplice apòta, e come tale la offro ai lettori. Senza dubbio questo è uno spaccato della maggioranza, più o meno silenziosa, dell’Italia che ha votato. Tutti i votanti sono in parte nati, di certo vissuti sotto governi: 1. democristiani con cespugli azionisti; 2. catto-comunisti; 3. nell’ultimo quarto di secolo governi liberal-liberisti (versione Berlusconi compresa). Quindi i profili culturali degli elettori sono conseguenti alle scelte di politiche sulla scuola, sul lavoro, sull’economia, sul welfare, sulla comunicazione, fatti dalla classe politica dominante, cioè loro.

Mi è sfuggito perché i miei colleghi delle élite si siano buttati su un’analisi avventurosa come quella che fa dipendere il risultato uscito dalle urne dal grado di istruzione (buzzurri a destra, acculturati a sinistra). Intendiamoci nulla di nuovo, quand’ero giovane era già così, seppur in modo speculare. I colti a destra, “trinariciuti” comunisti a sinistra. Quando le élite si collocano a destra, i buzzurri sono spinti a sinistra (avveniva ieri), quando invece queste si collocano (curiosamente) a sinistra (avviene oggi) i buzzurri si trascinano a destra e le “classi subalterne” cambiano segno. Ma nella sostanza, nulla cambia. Possibile che non lo capiscano? Nel Ceocapitalism siamo tutti classe subalterna.

Ripeto, mi sfugge la ratio di questa analisi. La trovo avventurosa, anche perché prescinde da un dato che non ho trovato. Quanto del 40% della vittoria di Matteo Renzi del 2014 è finito nel 34% della vittoria di Matteo Salvini del 2019? (Se così fosse, in cinque anni milioni di acculturati hanno cambiato segno diventando buzzurri?).

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