Nel libro La tirannia dell’emergenza Andrea Venanzoni analizza quell’emergenza infinita, ininterrotta, che da decenni si protrae e si propaga disarticolando le garanzie poste a tutela delle libertà e facendo regredire, spesso, i cittadini a meri sudditi. L’autore scandaglia le varie emergenze, più o meno reali (terroristica, pandemica, ambientale), che in maniera prepotente si sono abbattute nel corso degli ultimi anni sulla nostra società, e mette bene in luce i dispositivi attraverso cui il potere consolida se stesso facendo leva sul presunto contrasto a un’emergenza continua.
Nel libro viene sviluppata una considerazione fondamentale per chiunque abbia a cuore le libertà individuali ossia che l’emergenza da sempre è utilizzata come pretesto attraverso cui il potere consolida se stesso, erodendo garanzie e libertà dei cittadini. Ma attenzione, per Venanzoni, non si tratta affatto di negare un possibile pericolo, una minaccia, o l’insicurezza prodotta dall’emersione di un rischio, perché a ben vedere l’assunzione dei rischi è, da sempre, tratto saliente della libertà dell’uomo di autodeterminarsi.
È proprio questa libera autodeterminazione, fatta anche di assunzione di rischi, ciò che ha modellato lo sviluppo della nostra civiltà. Mentre invece i dispositivi messi in campo per contrastare le emergenze degli ultimi decenni tradiscono una radice culturale ostile alla libertà. È necessario comprendere che ogni invocazione del termine emergenza non è altro che l’invocazione di più Stato, di più leggi, di più regolazione, di minore libertà.
E non si tratta solo di un fenomeno italiano ma globale, il modo in cui i governi si autolegittimano appoggiandosi a media sempre affamati di notizie emergenziali che siano in grado di riempire le loro breaking news e di attirare click, il modo in cui gli Stati si mostrano ancora come necessari e indispensabili. È necessario un antidoto per questa tirannia dell’emergenza.
Michele Silenzi, 9 luglio 2023