Italia. Anche da noi i rapporti tra politica e magistratura costituiscono un problema – però di segno diverso, anzi opposto, rispetto a quello rilevato in Polonia. In Italia funzioni e responsabilità del potere giudiziario sono – almeno dagli anni 70 – in costante espansione e hanno sottratto crescente spazio d’azione (nonché tutele giuridiche) ai soggetti politici: di fatto i magistrati esercitano sull’attività politica un ruolo di vigilanza, indirizzo e spesso supplenza. Di recente sono emerse, attraverso intercettazioni, evidenze che mostrano magistrati in posizioni apicali (Csm, vertici delle associazioni di categoria) dediti a orientare processi e sentenze, strumentalizzando anche attori politici, allo scopo di tutelare o accelerare le proprie carriere. Si è rotto da tempo l’equilibrio fra un declinante potere esecutivo e un debordante potere giudiziario che ora si rivela per molti aspetti compromesso da interessi personali: questa combinazione di fattori riduce in modo significativo le garanzie dei cittadini.
Tutti e tre i casi richiamati sono molto gravi e ledono le fondamenta della costruzione edificata con la Ue: per questo il silenzio delle istituzioni europee è insieme stupefacente e preoccupante.
Antonio Pilati, 13 luglio 2019