Domani gli opinionisti seri e pensosi, i giornalisti dell’Economist, ci spiegheranno perchè questo governo è cosa buona e giusta. Ed è più affidabile per l’Europa, per i mercati, e chissà per chi. Ma si può ritenere affidabile e serio chi solo il 3 febbraio in occasione della Convenzione nazionale del Pd, e illustrando il proprio programma politico sul quale sarebbe diventato segretario diceva ai suoi iscritti: “Mi sono stancato di dire che non intendo favorire nessuna alleanza con i Cinquestelle, i 5 stelle li ho sconfitti due volte, imparassero a sconfiggerli pure loro quelli che mi accusano di questo. Piantiamola con le caricature, io non le faccio sugli altri. Perchè altrimenti è come la fine di War Games: fine del gioco”. E poi: “Non serve un generico spostamento del Pd più a sinistra, una geometria delle alleanze, serve una collocazione dei democratici italiani che guardi al futuro”. Zingaretti il suo futuro l’ha visto vincendo dopo un mese le primarie e dopo quattro facendo il governo con chi diceva non lo avrebbe mai fatto. Peraltro ad accusarlo di intesa con il nemico erano anche quei renziani, che poi oggi sono stati i primi a sostenere il geverno giallo-rosso.
Pazzesco. Nel senso che comprendiamo come la politica possa fare giravolte. Ma quanto ci possiamo fidare delle promesse di chi ne fa di nuove, smentendone platealmente di vecchie? In america direbbero: comprereste un’auto usata da Zinga? Calenda, tra i pochi, ha già detto di No.