L'omicidio di Giulia

Quanta confusione femminista: accusano “i maschi” ma usano la schwa

Alle manifestazioni per Giulia Cecchettin sono spuntati alcuni cartelli con l’emblema della dottrina gender

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schwa

È grande il cordoglio per l’omicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa di ventidue anni uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Un delitto che ha riacceso i riflettori sulla piaga della violenza contro le donne, anche se i numeri raccontano di un fenomeno ribasso rispetto al passato. Purtroppo anche le manifestazioni e le fiaccolate per ricordare la giovane vittima si sono trasformate nella solita passerella di chi propaganda la dottrina Lgbt. Fino ad arrivare allo straordinario – per così dire – paradosso: il dito puntato contro l’uomo, il maschio, ma con la schwa, emblema del fluidismo gender. La fiera dell’assurdo.

Da Padova, città di Giulia, a Roma, centinaia di persone si sono riunite per dire basta ai femminicidi e per ricordare la giovane vita spezzata. Tra i vari cartelli, quelli dei talebani del mondo arcobaleno: “Se domani sono io, se domani non torno, sorellə distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultimə”, uno dei tanti esempi disponibili. O ancora: “Ci vogliamo laureare da vivə”. Impossibile non soffermarsi sul controsenso della protesta: se accusi il maschio di avere una “colpa di genere”, perché trasformi la femmina in una cosa neutra? Perché la schwa quello rappresenta: né l’uno, né l’altro. La fluidità, il gender e le varie menate di chi non ha di meglio da fare. Anche solo il termine femminicidio è in totale contrasto con quel simbolino turpe, parente del più defilato asterisco.

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In altri termini, provare a cancellare il genere oggi – nelle proteste per l’uccisione di Giulia – ha ancora meno senso. A bastonare gli alfieri della fluidità ci ha pensato anche Massimo Ammaniti, psicoanalista e medico neuropsichiatra infantile, di certo non un pericoloso conservatore: “Le differenze di genere ci sono, non le possiamo cancellare né dobbiamo farlo. Sono d’accordo nel dire che non vadano estremizzate ma vanno riconosciute”, le sue parole ai microfoni del Giornale. Ammaniti ha posto l’accento sulle differenze tra la psicologica dell’uomo e di quella della donna ed è impossibile non tenerne conto. Da qui l’indicazione che manderà su tutte le furie gli integralisti: “Riconosciamo le differenze di genere, il rispetto dell’altro. Capiamo l’importanza dell’empatia”. Con buona pace della schwa e dei suoi simili.

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