Si torna a parlare di gas ma non arrivano buone notizie. Anzi. Da ieri il gas russo non passa più dall’Ucraina in seguito alla scadenza di un accordo vigente tra i due Paesi, firmato prima dell’inizio dell’invasione ordinata da Vladimir Putin. Gazprom ha interrotto le forniture, annunciando di essere stata “privata della capacità tecnica e legale di fornire gas per il transito attraverso l’Ucraina a partire dal 1 gennaio 2025”. Tralasciando le dinamiche tra Mosca e Kiev, l’unica cosa certa è che ci troviamo di fronte a uno scenario inedito e le conseguenze si faranno sentire anche in Europa.
L’Unione Europea ha assicurato che le infrastrutture sono pronte e che esistono già quattro rotte alternative, ma resta l’incognita dei prezzi, soprattutto in relazione al rischio che le tensioni geopolitiche continuino a scaricarsi sull’economia. Ma non solo. Bisogna anche tenere conto del rialzo stagionale dei prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica. C’è da dire che dal 2022, ossia dallo scoppio del conflitto, la maggior parte dei Paesi europei conta solo in minima parte sul gas che arriva dalla Russia. E’ stato fatto un grande lavoro di ricerca di fonti di approvvigionamento alternative e contratti con altri Paesi come il Qatar e gli Stati Uniti. Ma le criticità non mancano e l’impatto sui prezzi non sarà trascurabile.
Sia chiaro: l’Europa non rischia di rimanere al freddo. Ma gli europei dovranno mettere mano al portafoglio, considerando con il gas che ha chiuso l’anno superando nuovamente la soglia dei 50 euro al megawattora. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto assicura che il Paese è in sicurezza, con “il completo riempimento degli stoccaggi di gas al primo novembre”. “Sebbene attualmente le scorte siano ancora ad un livello adeguato”, ha aggiunto il ministro, “si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza in stoccaggio al fine di affrontare con tranquillità la stagione invernale in corso”. Inoltre, nel giro di pochi mesi è previsto l’arrivo a Ravenna di un’altra nave rigassificatrice che “aumenterà ancora la capacità di importazione di Gnl nella nostra rete”.
Prima dell’invasione russa, l’Italia importava il 30 per cento delle proprie forniture di gas dalla Russia. In soldoni, parliamo di 30 miliardi di metri cubi (dato 2019). Dopo lo scoppio del conflitto, la quota è scesa a 2,9 miliardi, circa il 5 per cento di consumi annui. Però nel 2024 la tendenza si è però invertita e le importazioni italiane di gas naturale russo sono cresciute del +50,7% rispetto allo stesso periodo del 2023. Dunque questo stop al transito di gas dall’Ucraina potrebbe avere conseguenze sulle bollette degli italiani con aumenti significativi nel 2025.
Leggi anche:
Le stime relative alla European energy exchange (Eex), che prevede l’andamento del Psv (Punto di scambio virtuale, localizzato in Italia e operato da Snam Rete Gas), vedono un incremento del 28%. Come evidenziato dalla Stampa, si passerà quindi da 0,38 euro per smc (standard metro cubo) a 0,48 euro. E le quotazioni del gas naturale sul mercato di Amsterdam, la piazza di riferimento in Europa, si sono mantenute sopra quota 50 euro a megawattora. I primi aumenti in bolletta sono stati annunciati dall’Arera. Nel primo trimestre 2025, il conto della luce degli utenti più fragili vedrà un rialzo di oltre il 18 per cento per la fascia dei cosiddetti “clienti tipo” serviti in “maggior tutela”, ossia circa 3,4 milioni di utenti.
Si tratta sicuramente dell’ennesima mazzata, dell’ennesimo costo della guerra tra Russia e Ucraina che si riversa nelle tasche dei cittadini. Senza dimenticare un altro aspetto primario: le turbolenze energetiche potrebbero avere ripercussioni importanti anche sull’industria, già alle prese con un rallentamento più marcato del previsto.
Franco Lodige, 2 gennaio 2025
Nicolaporro.it è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati (gratis)