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Quanto ci costano gli studenti (e la beffa alle scuole paritarie)

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di Suor Anna Monia Alfieri

Ogni anno il Ministero dell’Istruzione stabilisce, con circolare dedicata, il Costo Medio dello Studente italiano, a seconda dei Cicli. È un dato fondamentale per comprendere tante dinamiche del mondo della scuola, dallo spreco dei danari dei contribuenti per coprire i buchi della scuola pubblica statale, al motivo per il quale le scuole pubbliche paritarie sono destinate a chiudere i battenti.

Ad esempio, per l’anno scolastico 2021/22, il Costo Medio Studente – pubblicato sul sito istituzionale del Ministero in Amministrazione Trasparente con nota 7266 del 28/3/2022 – è indicato dalla seguente tabella:

Le scuole paritarie, ogni anno, e cosi è stato nel 2022, inviano agli Uffici scolastici regionali e quindi al Ministero il cosiddetto Modello A. Conseguentemente è un dato pubblico, conclamato, che le scuole paritarie richiedono (costrette) alle Famiglie delle rette di gran lunga inferiori al Costo medio Studente, ma comunque sempre troppo alte per i poveri, che già pagano le tasse anche per la scuola.

È quindi un dato altrettanto pubblico, sotto gli occhi di tutti, che le scuole paritarie sono costrette ad indebitarsi e a chiudere. Le scuole paritarie, infatti, ovviamente quelle che, fedeli al mandato di fondazione, vogliono intercettare tutte le fasce della società, dal portinaio all’imprenditore, da anni tentano, in modo ostinatamente eroico, di realizzare ciò che lo Stato non ha mai fatto: garantire un servizio pubblico (pubblico non vuol dire statale, è bene ricordarlo), per tutti i cittadini, senza dividere in due la società.

Come cercano di compiere l’impresa? Cercando di tenere le rette – che sono costrette a chiedere – al di sotto di quella cifra dalla quale siamo partiti. Come è possibile? Lo Spirito Santo e l’intercessione dei Santi Fondatori aiutano ma, ovviamente, non basta. Perfetta gestione che richiede enormi sacrifici, ipoteche sugli immobili, costo del personale più contenuto. I docenti della scuola paritaria, a parità di titoli, hanno, infatti, uno stipendio inferiore dei loro colleghi della scuola statale. Un paradosso solo italiano che in Francia è stato risolto. Da anni.

Eppure, anche una perfetta economia, anche i più grandi sacrifici, la più potente intercessione dei Santi spesso non sono risultati sufficienti: ci si è messo anche il Covid, ahinoi, a peggiorare ulteriormente la situazione. Molte scuole hanno chiuso, molte lo faranno a breve. L’autostrada che porta al monopolio educativo da parte dello Stato è ormai quasi interamente percorsa: il casello di uscita verso “monopolio educativo” è vicinissimo.

Quali sono le alternative per invertire il corso di marcia e impostare il navigatore verso la “libertà educativa”? Delle due l’una: o i Gestori, già per l’a.s. 2023/2024, dovranno chiedere rette pari al costo medio studente (euro 6.8733,99 per un allievo della scuola dell’Infanzia, (…) euro 8.736,15 per un allievo del Liceo), con l’evidente conseguenza che l’aggettivo paritario diverrà sinonimo di elitario, oppure lo Stato dovrà intervenire radicalmente, non con sussidi o contributi una tantum, ma garantendo, nei fatti, la libertà di scelta educativa dei genitori e di insegnamento dei docenti.

Attenzione: stando alla prima ipotesi, occorrerà vedere se poi le Congregazioni, per non tradire i mandati di fondazione, piuttosto che diventare elitari, rinunceranno all’attività educativa nella scuola per dedicarsi ad altre attività assistenziali. Del resto suore e preti non devono dedicarsi ai poveri? A pensarci bene, effettivamente, l’immagine che più ci piace del mondo religioso non è la suorina che distribuisce la minestra al povero per la strada? Di certo non la suora che siede in cattedra o cura i bilanci di una scuola. Alla scuola pensa lo Stato. Bene, il mondo dei religiosi si avvia verso il proprio destino: le religiose al ricamo, i religiosi a coltivare l’orto e a produrre liquori digestivi. Tutto utile, tutto bellissimo: ma la mente dei giovani sarà in balia del potente di turno. E’ bene ripeterlo: le scuole paritarie chiuderanno, dato assodato e tanto atteso da chi desidera lo Stato gestore unico dell’istruzione dei cittadini, e la scuola statale andrà inevitabilmente al collasso, a. perché incapace di accogliere studenti e docenti delle scuole paritarie chiuse e b. perché diventerà autoreferenziale avvitandosi nei propri mali. Cui prodest?

Se teniamo al nostro futuro, se pensiamo che i giovani siano il nostro domani, non perdiamo l’ultimo treno. Lo strumento legislativo c’è e i fondi pure. Siamo in tempi di emergenza con un Governo di Unità Nazionale nato proprio con l’intento di far ripartire la Scuola, per tutti, allo scopo di far ripartire il Paese. Il Governo è impegnato ad emanare i decreti legislativi attuativi degli Artt. 1-2 Legge 32/2022 Family Act.

Di conseguenza, secondo l’Art 47 della legge 79/2022 che prevede di destinare i fondi del PNRR per il contrasto della dispersione scolastica è necessario prevedere un finanziamento a favore delle famiglie più svantaggiate, affinchè siano facilitate nell’accedere alle scuole pubbliche paritarie di loro scelta, intese come risorsa importante per sostenere i loro figli in uno studio serio e in un contesto educativo di valore, come appunto prevede la legge 32/2022 – il Family Act agli artt. 1 e 2.

Il futuro dell’Italia passa dalla scuola. Ecco perchè la scuola è cosa di tutti, è cosa nostra.