Come cambia, il tono trionfalistico di quelli che ci raccontavano: “Ne usciremo grazie ai vaccini”. Che le dosi anti Covid ci abbiamo permesso di tenere la situazione sotto controllo è indubbio: l’anno scorso, di questi tempi, raggiungevamo il record di morti giornalieri. Che abbiamo riconquistato la libertà è più discutibile: anzi, pare proprio che, nonostante la vaccinazione di massa e una situazione sanitaria tutto sommato sotto controllo, l’Italia perseveri nella strategia dell’apprensione, nell’allarmismo, nello stress psicologico, nelle misure draconiane e discriminatorie. E così, la comunicazione istituzionale passa velocemente dalla frequenza del “siamo i migliori” a quella del “non si vede la luce in fondo al tunnel”.
Prendete Franco Locatelli. Il coordinatore del Cts, a maggio, ci garantiva che avremmo raggiunto l’immunità di gregge ad agosto, al massimo entro settembre. Ieri, contrordine: non solo l’immunità di gregge non l’abbiamo raggiunta (e come avremmo potuto? Pare che solo i nostri luminari non si fossero resi conto che i virus a Rna mutano velocemente e, quindi, eludono i vaccini); non solo siamo costretti a un’affannosa corsa contro il tempo per somministrare i richiami a chi ora, vaccinato da più di sei mesi, è virtualmente scoperto; ci dobbiamo anche preparare all’idea che una quarta dose sia una “possibilità concreta”. In Israele, d’altronde, questa è già realtà.
Una vera e propria “risincronizzazione” della narrazione ufficiale: quando bisognava spingere gli italiani a porgere il braccio, veniva loro prospettato un imminente futuro di “normalità”. Quando la situazione è peggiorata – e dal momento che il governo vuole che lo stato di tensione sia mantenuto vibrante, con l’emergenza che funge da ombrello politico di cui si avvantaggiano quasi tutti gli attori politici – scatta lo scenario della campagna vaccinale perpetua. È lecito domandarsi: gli esperti ci raccontano sempre la verità? Possiamo sempre fidarci ciecamente di quello che dicono? Sbagliano, come tutti gli esseri umani, o dicono tutto e il contrario di tutto perché a volte sono in malafede? O magari pensano che non meritiamo di sapere come stanno davvero le cose, perché la massima trasparenza ci renderebbe ancor più “disobbedienti”?
Il fenomeno maggiormente grottesco, da questo punto di vista, è certamente Roberto Burioni. Basta andare a vedere cosa scriveva il televirologo, lo scorso 29 agosto, al deputato leghista Claudio Borghi, su Twitter: “Gli unici per cui non ha senso il vaccino sono i bambini sotto i dodici anni”. Addirittura, il telepredicatore medico invitava Borghi a proclamare suddetto principio “in Parlamento, perché è la verità”. Eppure, cosa hanno immortalato gli implacabili screenshot degli utenti, sempre sulla bacheca dei cinguettii di Burioni, subito dopo l’approvazione del vaccino ai bimbi da parte di Aifa? Un “evviva”, con cui il prof ha celebrato il lieto evento, il primo dicembre. Insomma: tre mesi fa, era insensato vaccinare gli under 12; ora dobbiamo rallegrarci del fatto che sia finalmente possibile inoculare anche loro.
Gli unici per cui non ha senso il vaccino sono i bambini sotto i dodici anni. Dica questo in parlamento, perché è la verità.
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) August 29, 2021
Più che cinguetti, sono “chicchirichì” di galletti mediatici, le cui giravolte imbarazzanti sono il miglior propellente per i deliri no vax. Chiediamocelo sul serio: questi “scienziati” meritano veramente di essere creduti?
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