Brutte notizie da Israele. O meglio la conferma di quanto rivelato dall’immunologo Antonio Cassone a Quarta Repubblica: la quarta dose di vaccino, il secondo booster, non è molto utile nel proteggere dal contagio da coronavirus. Gli anticorpi neutralizzanti aumentano dopo l’iniezione, secondo i primi dati fino a cinque volte, ma questo non bastano a proteggere l’organismo dall’attacco della variante Omicron.
Lo studio in Israele
Un mese fa lo Sheba Medical Center israeliano aveva avviato uno studio per testare l’efficacia del secondo booster su sanitari, over 60 e pazienti fragili. “Il vaccino, che era molto efficace contro i ceppi precedenti – ha detto la prof. Gili Regev-Yochay – è meno efficace contro Omicron”. Il problema è semplice: il numero di anticorpi sale, però le persone si infettano lo stesso. Magari con un po’ meno rispetto a chi si è fatto solo tre giri di Pfizer e al gruppo di controllo, “ma comunque molte infezioni”. “La crescita dei livelli di anticorpi che vediamo con Moderna e Pfizer è leggermente superiore a quella che abbiamo visto dopo la terza dose di vaccino – ha aggiunto Yochay – Sappiamo ormai che il livello di anticorpi necessari per proteggere e non essere infettati da Omicron è probabilmente troppo alto per il vaccino, anche se è un buon vaccino”.
“Vaccino poco efficace con Omicron”
In fondo anche gli amministratori delegati di Big Pharma, in particolare Pfizer e Moderna, si sono mostrati scettici sia sulla durata della terza dose che sull’utilità di procedere con la quarta senza prima aggiornare il vaccino. Per l’Oms questi prodotti non stroncheranno la pandemia e ne servirebbero di nuovi “che abbiano un alto impatto sulla prevenzione dell’infezione e della trasmissione, oltre che sulla prevenzione di malattie gravi e morte”. Finora l’Ema aveva sospeso il giudizio, affermando che la possibilità di somministrare la quarta dose in Ue si scontrava col fatto che non erano “ancora stati generati dati a sostegno di questo approccio”. E che comunque frequenti iniezioni di richiamo rischiano di indebolire il sistema immunitario. Adesso i dati ci sono e non sono proprio positivi. “Il punto – ha sintetizzato Gili Regev-Yochay – è che il vaccino è eccellente contro Alpha e Delta, ma per Omicron non è abbastanza buono”.
L’Ema: “No alla quarta dose”
Va detto che lo studio dello Sheba Medical Center è iniziato solo il 27 dicembre e ha coinvolto 150 persone trattate con Pfizer (un’altra ricerca sta riguardando Moderna, con risultati anticorpali che appaiono simili). La speranza del governo israeliano, infastidito dalla pubblicazione dei dati, è che almeno la quarta dose possa frenare le ospedalizzazioni e i decessi. Ma nel mondo scientifico si fanno sempre più forti le voci scettiche. Il capo della strategia vaccinale dell’Ema, l’italiano Marco Cavaleri, lo va ripetendo da giorni: “Attualmente, non ci sono prove della necessità di una quarta dose nella popolazione generale con gli attuali vaccini anti Covid-19”, ha spiegato, chiedendo ai Paesi di prevedere l’ennesimo richiamo solo per le “persone con sistema immunitario gravemente indebolito”.
Il rischio di paralisi immunitaria
Il rischio, altrimenti, è di scatenare quel “problema serio” che Antonio Cassone ha chiamato “paralisi immunitaria“: “La nostra macchina immunologica ci protegge da tante cose ma può andare in corto circuito se troppo stimolata, ad esempio da stimoli antigenici anche vaccinali – ha spiegato il professore dell’American Academy Microbiology – Se si ripetono le dosi a poco tempo di distanza si rischia di non avere un miglioramento della risposta. Rischi addirittura di annullare la risposta precedente”. In sintesi: “Più passa il tempo, più dosi devi ripetere, più devi distanziarle: perché se no la risposta rischia di essere più bassa o addirittura nulla. Questo è un dato immunologico noto da tempo e vale anche per i vaccini, soprattutto questi”.