È successo nel 2018 ma si è saputo solo ora dopo che funzionari iraniani lo hanno rivelato ad alcuni giornalisti della stampa araba accreditati a Teheran, che dei Caccia israeliani F-35 “Adir” sono penetrati ripetutamente all’interno del spazio aereo iraniano, senza che le difese aeree della repubblica islamica se ne siano accorte. Gli F-35 hanno volato a più riprese e in giornate diverso su Teheran, Karajrak, Isfahan, Shiraz e Bandar Abbas e la loro missione, oltre a testare l’efficienza difensiva iraniana, era di fotografare le aree di interesse strategico per lo Stato Maggiore delle Forze di Difesa Israeliana, in previsione di nuove ulteriori frizioni politiche e, eventualmente, militari.
Quello che lascia stupiti è che i radar delle forze aeree della Repubblica Islamica non hanno rilevato nulla né in entrata né in uscita, compresi gli S-300 recentemente forniti dalla Russia, e dà una spiegazione sul perché proprio in quel periodo il generale Farzad Ismaili venne rapidamente rimosso dall’incarico di comandante delle Difese Aeree del paese. L’episodio conferma quello che le cronache degli ultimi mesi avevano già messo in evidenza, e cioè che i sistemi evoluti come i Tor-M1 e gli S-300, di fabbricazione russa e in dotazione sia all’esercito siriano che a quello iraniano, sono permeabili.
Fra le varie ipotesi quella più accreditata, praticamente una certezza, è che gli ingegneri israeliani abbiano sviluppato e montato sui loro F35, che nascono con tecnologia “stealth” che li rende invisibili ai radar, di ulteriori tecnologie in grado di renderli completamente invisibili. Si dice inoltre che gli aerei destinati a Israele siano stati modificati, secondo le direttive della I.A.F. (Israel Air Force) per allungare il loro raggio d’azione. Tutto questo, però, non è una novità, gli aerei israeliani di fabbricazione USA, che hanno sempre delle denominazioni particolari come fossero delle fuoriserie, hanno in dotazione l’avionica di volo made in Israel e questo vale anche per gli F16 e F15 che da anni sono la spina dorsale della difesa aerea israeliana.
Tutto questo dovrebbe far riflettere chi comanda a Teheran perché in caso di scontro aperto è probabile una condivisione di tali sistemi, in toto o in parte, fra Israele, USA e Gran Bretagna: gli altri due tavoli dove l’Iran da anni sta ‘giocando’ sia sulla questione nucleare, che sulle petroliere e il libero passaggio nello stretto di Hormuz. Israele come al solito non conferma e non smentisce, ma se la notizia fosse vera lo Stato Ebraico potrebbe avere nelle mani la mappatura completa dei vari sistemi e delle infrastrutture, avendoli fotografati non solo con droni o dai satelliti, ma con voli di caccia che, è presumibile, abbiano già fatto le prove simulate di bombardamento delle stesse infrastrutture e dei centri di potere.
Qualche giorno fa l’ex generale israeliano Michael Herzog ha presentato un rapporto dove prevede un possibile attacco missilistico in tempi brevi da parte di Hezbollah dal Libano e dell’Esercito Iraniano dalla Siria, con l’acuirsi delle tensioni i rapporti di intelligence danno questa possibilità sempre più concreta.