La sua valutazione, in caso di scontro, prevede che lo scontro interesserà il settore nord di Israele con il lancio di circa millecinquecento missili al giorno per diverse settimane, un quantitativo che porterebbe a saturazione le difese missilistiche dello Stato Ebraico e permetterebbe ai guerriglieri e ai pasdaran di colpire le città israeliane. Tanti sono i razzi che la milizia sciita è riuscita ad immagazzinare in Libano e in Siria contravvenendo a quella barzelletta che è ormai diventata la risoluzione ONU 1701 dell’11 agosto 2006 che invece ne prevedeva il disarmo.
La notizia però che gli aerei israeliani hanno tranquillamente passeggiato nei cieli iraniani rimescola le carte di questa guerra che fino ad oggi è stata solo di nervi, e se fino a pochi mesi fa gli Ayatollah pensavano, vista la distanza che separa l’Iran da Israele, di sentirsi al sicuro e di poter eventualmente gestire una guerra contro lo Stato Ebraico, delegandola ai fidi gregari Hamas e Hezbollah, oggi sa che anche le città iraniane si troverebbero improvvisamente in prima linea e questo non è un deterrente da poco.
Michael Sfaradi, 29 luglio 2019
Cosa si nasconde dietro al sequestro della petroliera britannica
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