Esteri

Quei deliri sull’attacco a Trump: “È divisivo, se l’è cercata”

Il “non detto” sull’attentato all’ex presidente americano. E lui si rialza urlando “fight”, “fight”, “fight”

Trump (1)

Disfattista no, non aiuta, è un sentimento negativo ti dicono, ma qual è il confine tra disfattismo e realismo? Arriva la notizia di Trump ferito in Pennsylvania da un cecchino, una storia pazzesca, irreale, un tiro da sopra un palazzo da 150 metri, il colpo che si mangia un pezzo d’orecchio, quella dietro di lui centrata in pieno e ammazzata, mezzo centimetro, il fremito impercettibile del dito sul grilletto del fucile di precisione, di quelli a quanto pare “adatti per le stragi”, da non credere, da non pensare allo scenario: mondo impazzito, sul ciglio della guerra totale, venti sconvolti, sommovimenti di rivolte, di sobillazioni, l’America oltre l’orlo dell’isteria. No, meglio non pensarci, meglio credere al soffio provvidenziale di un dio che stanco di conflitti, di autocombustoni, ci risparmia per il momento il focolaio più grosso, forse definitivo. Ma leggi la notizia e, da disfattista che conosce i suoi polli, non ce la fai a non chiederti cosa dirà la sinistra incarognita e stupida: Trump si è sparato da solo? Ha pagato qualcuno? Se l’è cercata, se l’è meritata in quanto divisivo e fomentatore di odio? Non passano dieci minuti e su X si trova tutto questo e di più, ogni ipotesi cervellotica, demenziale o indecente. Non sarà che è la realtà ad essere disfattista, che il cinismo è ormai l’ultima spes della ragione?

A sinistra, quella nostrana in particolare, l’unica preoccupazione è sviare i sospetti, non importa se al prezzo di rivelarsi scemi o ignobili; mistificare, senza riuscire a nascondere i veri sentimenti dalla esaltazione per il tycoon sporco di sangue al rimpianto per quel centro mancato in fronte. Poi subentra la rabbia per la reazione orgogliosa, ma dettata dalla disperazione e dallo shock: il miliardario settantottenne che resta in piedi, la faccia una maschera di sangue, solleva il pugno, ringhia qualcosa (lo vedi quanto è divisivo, lo vedi quanto è stronzo che non è neanche morto?) e “datemi le scarpe dove sono le mie scarpe?” a quelli della sicurezza che per proteggerlo lo hanno travolto, schiacciato a terra.

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Scena da film, ma la consapevolezza che è tutto vero la rende agghiacciante, toglie via ogni altra suggestione. Non per la sinistra italiana, schizofrenica tra risata e rimpianto, atterrita ad una ed una sola prospettiva: adesso quello vince sicuro, adesso non servirà più neanche accusarlo di genocidio. E giù imprecazioni da curva e da bettola per quel mezzo centimetro troppo spostato sull’orecchio.
Ma che si deve fare? Che possiamo fare, adesso, davanti a questa tragedia mancata che per noi è una tragedia compiuta? Diverse testate, tutte quelle della sinistra progressista e schleiniana, della agenda globale, si lanciano subito, come stormo di bombardieri, con enfasi non sospetta ma chiarissima, sulla indiscrezione del Washington Post, la presunta matrice repubblicana del cecchino, con ogni evidenza anche fisiognomica un tarato: ma poi che c’entra, che vuol dire se un ventenne pazzo criminale la pensa come la pensa e magari nel suo delirio drogato considera Trump, vai a sapere per quali vortici malati, uno da eliminare? Che i non democratici sono tutti pazzi assassini? Che si ammazzano tra loro? O che, come immancabilmente sgorga dagli anfratti della sinistra cogliona, che questa è la conseguenza delle armi facili, che bisogna abolire le armi, la Nemesi della destra guerrafondaia e armaiola?

Nel nichilismo disfattista uno si potrebbe magari chiedere, anche solo per giocare alla fantapolitica, quanto costa un cecchino psicopatico, quale possa essere la sua tariffa per cambiare idea. Ma nessuno vuole saperlo davvero, tanto più che non può rispondere, lo hanno abbattuto. Poi ci sarà tempo per le ricostruzioni, le ipotesi, le dietrologie e le domande destinate a non trovare risposta, per esempio come ha fatto un ragazzino matto a sistemarsi tranquillo su un palazzo ad appena 150 metri dal suo bersaglio. Certo quei pochi millimetri di differenza, quel mondo a pochi millimetri dallo sbando, fanno paura, autorizzano i sospetti più sfrenati e non c’è dubbio che non ci faremo mancare niente, che ne sentiremo di tutti i colori.

Ma, prima dei sospetti, una certezza che poi è una conferma: ad essere oltre lo sbando è una sinistra, particolarmente la nostrana alla puttanesca, che ha definitivamente rinunciato alle elementari categorie del buon senso, della prudenza, della decenza, della solidarietà istintiva. Almeno Biden è più umano: appena saputa la notizia, ha chiesto di parlare col presidente Kennedy e si è sincerato che Lee Oswald fosse stato tolto di mezzo.

Max Del Papa, 14 luglio 2024

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