Il grande inquisitore di Dostoevskij trova Gesù e gli dice: “Perché hai dato la libertà? È pericolosa!”. L’inquisitore rimprovera Gesù di averci dato la libertà: “Sarebbe bastato un po’ di pane e nulla più”. Saremmo stati degli inconsapevoli ebeti adoranti. La libertà fa paura, la vita ci fa paura, perché vuol dire scegliere e, quindi, avere la responsabilità dei nostri passi; è un’immensità con cui dobbiamo fare seriamente i conti se vogliamo che la nostra sia una storia fruttuosa e non si disperda in uno sterile nulla. Ma quanto è difficile starci, osservare, scegliere e agire? E infine accogliere fino in fondo quel che c’è come un dono? Ci vuole discernimento.
Papa Francesco nei suoi viaggi apostolici trova sempre il tempo di incontrare le comunità di gesuiti con i quali spesso parla dell’importanza del discernimento, un’azione costante di scelta che ci permette di distinguere, tra mille altre, la voce di Dio nel nostro cuore e di muoverci in quella direzione di pienezza, qualunque sia la nostra condizione. Si potrebbe dire, con Padre Hugo Rahner, che il discernimento dia una capacità, una sorta di fiuto del soprannaturale che ci permette di distinguere il senso del divino e del diabolico negli avvenimenti della vita umana e della storia, è un metodo di osservazione attenta, “un contemplare nell’azione” come direbbe sant’Ignazio.
Ne consegue una chiarezza interiore e l’acquisizione di un parlar libero e chiaro, legato alla verità e al bene, una parresia. E tale è la parola del Papa, non semplicemente bella retorica, ma un ragionamento vivido e concreto che, con una grazia forte e simpatica, ti coinvolge, ti smaschera, va al sodo. “Francesco è vulcanico, ama entrare nel dialogo e non dialoga senza fare riferimento a qualche esperienza concreta. Ha un logos che accoglie in sé tutta la forza dell’oralità, le metafore, gli anacoluti, si tratta di una vera e propria “dottrina orale”. Così dice di lui Padre Antonio Spadaro che ha raccolto quei dialoghi in un libro dal titolo Sii tenero, sii coraggioso.
Niente è celato, nascosto, lo Spirito Santo regola la sintassi e così chi legge o ascolta, senza pregiudizi mondani, intuisce il grande amore di Dio per noi. Il discernimento avviene dunque anche grazie a queste parole così consustanziali alla coscienza che stimolano l’allinearsi di cuore, testa e mani, al punto che la libertà diventa un dono gioioso. “Dobbiamo cercare il nostro piccolo sentiero attraverso la preghiera, la contemplazione della realtà, il discernimento e l’azione. E naturalmente l’impegno, il coraggio”. Un coraggio che guarda con tenerezza l’anziano, il bambino, la vittima e il carnefice è una dimensione di paternità grande e talmente abbracciante che ci solleva, ci apre alla nostra realtà e non ci fa più paura.
Bisogna dunque cominciare sempre da sé stessi e fare seriamente i conti con il proprio cuore, interrogandolo in un esame quotidiano tutti i giorni, considerare le idee e i sentimenti che si provano: che cosa mi è successo nel cuore oggi? Basta dunque questo per vivere appieno, perché in quel cuore abita Dio che non ci porta mai, mai fuori dalla realtà, ma ci chiede di stare in movimento, giocandoci la vita intera senza escludere niente di quel che siamo. A questa adesione alla vita, che ci è data, sono chiamati tutti, “Gesù dice ‘sani e malati’, ‘giusti e peccatori’, tutti, tutti, tutti”. Potremmo allora fare con semplicità grandi cose, proprio come ci ha testimoniato Sammy Basso: “Non cambierei una virgola della mia vita e so anche perché: perché ho avuto la forza di prenderla per quello che è e renderla unica”.
Fiorenza Cirillo, 7 novembre 2024
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