C’è un dettaglio del video di Beppe Grillo che nessuno ha notato. Non era facile, in fondo, distinguere razionalità e follia, l’esplicito e il sottinteso, in una piazzata social politicamente ma anche giudiziariamente suicida. Mi riferisco, in particolare, al passaggio in cui l’Elevato sbraita: “Arrestate anche me!“.
L’ipotesi del complotto
È come se il garante M5s evocasse un complotto: colpite mio figlio, ma il vero bersaglio sono io. Ma a quale mandate si riferisce? La sua figura, in fondo, è ingombrante per i tanti che aspirerebbero alla scalata interna. Giuseppe Conte, ad esempio. Ma anche Luigi Di Maio, che coltiva ambizioni alternative a quelle dell’avvocato del popolo. E poi c’è la faida tra i parlamentari e Davide Casaleggio, sulla quale Grillo ha stentato a prendere una posizione, provando a salvare capra e cavoli. Oppure Beppe pensa a spintarelle esterne?
Grillo garantista e targhe alterne
L’unica certezza, è il doppiopesismo: quando le inchieste piovono sui nemici, la sentenza è già scritta. “Vaffanculo”, no? Quando, invece, la scure giudiziaria si abbatte su di lui, il fondatore del Movimento cambia registro. Bisogna essere garantisti, anzi, è in atto una non meglio precisata trama per spodestarlo.