C’è un dettaglio del video di Beppe Grillo che nessuno ha notato. Non era facile, in fondo, distinguere razionalità e follia, l’esplicito e il sottinteso, in una piazzata social politicamente ma anche giudiziariamente suicida. Mi riferisco, in particolare, al passaggio in cui l’Elevato sbraita: “Arrestate anche me!“.
L’ipotesi del complotto
È come se il garante M5s evocasse un complotto: colpite mio figlio, ma il vero bersaglio sono io. Ma a quale mandate si riferisce? La sua figura, in fondo, è ingombrante per i tanti che aspirerebbero alla scalata interna. Giuseppe Conte, ad esempio. Ma anche Luigi Di Maio, che coltiva ambizioni alternative a quelle dell’avvocato del popolo. E poi c’è la faida tra i parlamentari e Davide Casaleggio, sulla quale Grillo ha stentato a prendere una posizione, provando a salvare capra e cavoli. Oppure Beppe pensa a spintarelle esterne?
Grillo garantista e targhe alterne
L’unica certezza, è il doppiopesismo: quando le inchieste piovono sui nemici, la sentenza è già scritta. “Vaffanculo”, no? Quando, invece, la scure giudiziaria si abbatte su di lui, il fondatore del Movimento cambia registro. Bisogna essere garantisti, anzi, è in atto una non meglio precisata trama per spodestarlo.
Ma siamo sicuri che la famiglia Grillo stia conservando la lucidità? Certo, dal punto di vista umano l’agitazione è comprensibile. Ma i genitori di Ciro stanno collezionando autogol. L’ultimo, è quello della mamma, Parvin, che ha replicato a un post di Maria Elena Boschi, evocando un video che scagionerebbe gli imputati. Ma questo stesso video è stato menzionato da Giulia Bongiorno, avvocato della presunta vittima di stupro, come una “prova a carico” dei ragazzi, che la senatrice leghista si ripromette di portare in Procura. E intanto, la credibilità del Movimento, diviso tra difese improbabili del “padre” umanamente scosso e imbarazzati silenzi, persino da parte delle femministe che battagliavano per la qualifica di “sindaca”, cola a picco.
Nicola Porro, 20 aprile 2021