Esteri

La guerra in Ucraina

“Quel missile…”. Nega la versione ufficiale, l’uomo di Zelensky deve dimettersi

Il consigliere del presidente Zelensky ha contradetto la versione ucraina sull’attacco a Dnipro. E…

Sin dall’inizio dello scoppio della guerra in Ucraina, la gran parte dei mass media occidentali hanno delineato una battaglia tra due civiltà diverse, una Guerra Fredda 2.0 che poneva da una parte un’oligarchia (la Russia di Putin) e dall’altra l’ultimo baluardo della democrazia (l’Ucraina di Zelensky). Eppure, pare che la realtà cominci ad essere differente rispetto a quanto descritto fino a poco tempo fa.

Si badi bene: nessuno discute come l’attacco a Kiev sia stata un’aggressione brutale, deliberata, che non può richiedere altro che il sostegno ed il supporto di chi sta combattendo per difendere il proprio Paese. Eppure, se parliamo di vera e propria democrazia, lo Stato governato da Zelensky non dovrebbe essere esattamente il modello da cui prendere spunto.

Per approfondire:

Lampante è stato il caso del consigliere presidenziale ucraino, Oleksiy Arestovych, che ha presentato le proprie dimissioni per aver detto, in un’intervista su Youtube con l’oppositore russo Mark Feigin, che il missile russo era caduto sul condominio perché intercettato dalla contraerea ucraina. Il caso riguarderebbe l’attacco dell’armata rossa di pochissimi giorni fa, su un quartiere residenziale di Dnipro, che ha provocato almeno 44 morti civili. 

Come riportato dall’agenzia Ansa: “L’affermazione ha portato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, a sostenere che il missile russo che ha colpito sabato Dnipro non è stato lanciato intenzionalmente sull’edificio residenziale”. Arestovych, comunque, ha consegnato “la lettera di dimissioni ad Andriy Yermak, capo dell’Ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky”.

Insomma, dichiarazioni che, se fossero confermate, sarebbero letteralmente imbarazzanti per il governo ucraino; caso simile a quanto avvenne nella tensione diplomatica tra Russia e Nato, quando un missile ucraino – lanciato per difendersi dalla pioggia missilistica russa – è caduto accidentalmente in Polonia, provocando la morte di due civili. Fin da subito, Kiev attribuì la responsabilità a Mosca, per poi scoprire però che si trattava di un fake: era un missile della resistenza giallo-azzurra, appunto.

Tutto ciò si è affiancato all’entrata in vigore della legge marziale, quando lo scorso 24 febbraio il parlamento ucraino ha approvato il reclutamento obbligatorio di tutti i maschi considerati abili a prestare servizio militare, insieme alla messa in fuori legge dei partiti dell’opposizione. Sicuramente, si tratta di misure eccezionali, applicate in situazioni eccezionali. Eppure le dimissioni del consigliere Arestovych rimangono ancora un mistero: sono state volontarie oppure spinte direttamente dai vertici di Kiev? Se la seconda opzione fosse confermata, si tratterebbe di un duro colpo per la democrazia ucraina. L’ennesimo.