Esteri

Quel patto di non aggressione Unifil-Hezbollah

Unifil-hezbollah

La missione delle forze Unifil in Libano si è rivelata un fallimento di portata epocale. Inutile girarci troppo intorno. Attivata per la quarta volta nel 2006 con la risoluzione numero 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dopo i precedenti interventi del 1978, 1982 e 2000, avrebbe dovuto controllare la cessazione delle ostilità, garantire assistenza umanitaria alle popolazioni civili e coadiuvare le forze armate libanesi nel processo di smilitarizzazione della porzione di terra compresa tra il fiume Litani e il confine israeliano.

Ciò che è accaduto negli anni in quei territori è invece l’esatto opposto rispetto alle aspettative iniziali delle Nazioni Unite: i miliziani di Hezbollah hanno di fatto occupato militarmente la zona installandovi quegli armamenti con cui il ‘Partito di Dio’ ha ripetutamente colpito il Nord di Israele. Di tutto ciò il Consiglio di Sicurezza dell’Onu era a conoscenza, così come i vertici Unifil, ma nessuno si è mai preoccupato di muovere un dito, almeno finché Israele non ha aperto il vaso di Pandora e messo a nudo tutte le falle della missione.

Com’è stato possibile? Perché l’Onu non si è mai occupato di perseguire quegli obiettivi per cui l’intervento in questione era stato attivato? Semplice: esiste da tempo una sorta di patto di non aggressione tra Unifil e Hezbollah in virtù del quale le forze Onu hanno lasciato piena libertà di movimento al gruppo terrorista ottenendo in cambio una garanzia di incolumità per i militari della missione. Per la serie: se Unifil non intralcerà il lavoro di Hezbollah, allora i miliziani islamici non creeranno problemi ai militari Onu.

Fantascienza? Assolutamente no. In Libano funziona così da anni. Il primo a parlarne nel lontano 2008 fu il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga a margine di un’intervista rilasciata al quotidiano israeliano Yedot Ahronoth, il quale, parlando del cosiddetto ‘Lodo Moro’ (il patto siglato tra i servizi di intelligence italiani e le milizie filopalestinesi su indicazione di Aldo Moro perché l’Italia potesse scongiurare il rischio su subire attacchi terroristici), ebbe a dichiarare: “Oggi c’è un accordo analogo con Hezbollah in Libano. Le forze di Unifil sarebbero invitate a circolare liberamente nel sud del Libano, senza temere per la propria incolumità, in cambio di un occhio chiuso e della possibilità di riarmarsi data ad Hezbollah”.

Di più: come si legge sulle colonne del quotidiano La Verità, un mese prima dell’intervista in questione lo stesso Cossiga si premurò di depositare un’interrogazione parlamentare rivolta al ministro della Difesa dell’appena insediato governo Berlusconi, l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa, chiedendo testualmente: “Si chiede di sapere se sia a conoscenza del fatto che le unità italiane Unifil in Libano, a motivo delle istruzioni impartite dal precedente governo ed eseguite con chiaro spirito anti-israeliano, hanno agevolato il riarmo dei commandos terroristici di Hezbollah da parte di Iran e Siria”.

Il ‘precedente governo’ a cui Francesco Cossiga faceva rifermento nella sua interrogazione era quello di centrosinistra guidato da Romano Prodi. Da lì in avanti, l’accordo in questione è sempre rimasto in vigore agevolando di fatto il riarmo delle milizie di Hezbollah e favorendo l’alleanza islamica in funzione anti-israeliana capitanata da Teheran dagli ayatollah.

Salvatore Di Bartolo, 24 ottobre 2024

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