Chiesa

Quel qualunquismo migratorio del Papa: ormai sembra la Boldrini

Quando Bergoglio parla a braccio non è vietato dissentire. Respingere è “peccato grave”? Ecco perché non siamo d’accordo

papa francesco vaticano © bamas tramite Canva.com

“Anche noi siamo stati migranti”. “Quando gli albanesi eravamo noi”. Ricordate questi slogan buonisti? E di sinistra, perché, contrariamente al Vangelo, i buoni stanno a sinistra e i cattivi a destra. Sì, siamo stati migranti, però andavamo dove lo spazio non finiva mai e c’era lavoro, sennò non ci saremmo andati. Si può dire lo stesso per l’Italia del 2024? Boh, vedete voi.

Si dimentica spesso che il papa è un prete e parla da prete. Tuttavia, specialmente quando parla a braccio (cioè, quasi sempre), non è peccato essere assaliti da pensieri, riflessioni, perplessità. Lui dice, per esempio: «Per accompagnare il popolo nel cammino della libertà, Dio stesso attraversa il mare e il deserto; non rimane a distanza, no, condivide il dramma dei migranti, è lì con loro, soffre con loro, piange e spera con loro. Il Signore è con i migranti, non con quelli che li respingono». Ed ecco il pensiero: Dio lo fece solo per gli ebrei, senza piangere e sperare, anzi, arrabbiandosi e perdendo la pazienza, lasciandoli infine a marcire nel deserto finché quella generazione, che si comportava male, non fu estinta. E i loro figli furono spinti, da Dio, a rimpiazzare a mano armata i popoli nelle cui terre emigravano.

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Ma insiste Francesco: «Non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia, il monito “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai”». Però la Bibbia usa il singolare, non parla di centinaia di migliaia, che in molti luoghi sono già milioni. Pope Francis, pur a braccio, magari se ne accorge, perciò aggiunge: «Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato». E allora come? «…lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, violenze, persecuzioni e da tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà».

Anche il papa ha i suoi consiglieri esperti e periti, i quali senza dubbio gli hanno spiegato che il 99% di migranti non scappa affatto da “calamità”, crede solo che l’Italia sia l’America degli anni d’oro. Ma risulta che, al contrario, siano i suddetti esperti e periti ad ascoltare lui. E alla fine –absit injuria verbis– tutto lascia l’impressione di una specie di qualunquismo sentimental-emotivo, da bovero negro o zio Tom anche se bengalese. E, soprattutto, musulmano, Salman docet.

Quando cominciarono i problemi con gli immigrati islamici (cioè, subito) il compianto cardinale di Bologna, Biffi, propose di far entrare solo i cristiani, perché più facilmente integrabili. Fu subissato di improperi, col risultato che i subissatori hanno parecchi innocenti ammazzati sulla coscienza. Ma il papa invoca una governance globale: bel proposito, appunto da prete, da prete tipo cappellano delle carceri, che sente e vede solo le lacrime del galeotto, visto che le vittime di quest’ultimo non possono più far sentire la loro versione. E si commuove per la ria sorte del condannato. Governance globale, poi? E in mano a chi? Kamala, Ursula? No, grazie, meglio le vecchie nazioni.

Sempre a braccio, apprendiamo che è “peccato grave” cercare di non fare entrare oves et boves, ed è colpa nostra se qualcuno ci lascia la pelle nel tragitto. Anche la Boldrini -ricordate?- andò a Lampedusa (o da quelle parti) a invitare l’Africa ad accomodarsi da noi. Lei la mandammo mentalmente a quel paese, e pure elettoralmente. Con Francesco ci tacciamo per rispetto alla veste, avendo ormai capito da un pezzo verso che lato tira il Pastore Universale. Faccio peccato grave a non trovarmi d’accordo con lui su questioni non religiose ma politiche, economiche ed ecologiche? Si dice che ormai le chiese siano vuote. Non è vero. Sono sempre piene. Bisogna però vedere di che. Si dice pure che non è vero che papa scaccia papa. Invece, proprio l’attuale dimostra il contrario. Dunque, non ci resta che attendere che la generazione di ultraottantenni che governa la Chiesa, e che aveva vent’anni ai tempi del Concilio, vada al giusto riposo.

Rino Cammilleri, 30 agosto 2024

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