Cari ragazzi, inizio un po’ a preoccuparmi. E credo sia il caso di iniziare a dirlo. Perché noi ‘retequattristi’ burini siamo diversi dai vari Giannini, Bottura e compagni, evidentemente meno intellettualmente liberi, incapaci di criticare un gesto indifendibile anzitutto secondo i loro standard politically correct con cui ci hanno ammorbato per anni, solo perché a tirare villanamente i capelli di una giornalista è Romano Prodi. Un amichettismo di sinistra un po’ servile e molto fazioso che polverizza anni di prediche non fa per noi ‘retequattristi’ col coraggio della critica amichevole anche verso chi la pensa come noi.
Siccome siamo diversi, penso sia il caso di iniziare a esortare il centrodestra a essere tale; ad avere più coraggio liberale, e a rifiutare la somiglianza col grillismo di destra, o col Partito Democratico, come invece mi pare stia iniziando ad accadere.
Dopo quasi tre anni di governo senza uno straccio di opposizione (che lusso avere come avversari un caravanserraglio improbabile che ti da ridicolmente del fascista cosi, a caso, e ti vuole imporre il green perché crede che una Tesla da 47 mila euro costi poco, coniugi Piccolotti-Fratoianni dixerunt), i miei amici al Governo, per cui tifo sia chiaro, non hanno ancora tagliato una regola, una tassa, un grammo di spesa pubblica, fatto mezza privatizzazione, ancora tremano davanti a tassisti e persino slot machine.
Agenzia delle Entrate vuole ritirare fuori l’evasometro (orrendo già nel nome): se i tuoi costumi, cioè come spendi i tuoi soldi, si discostano da parametri presuntivi, devi giustificare tu che il tuo comportamento sia lecito e non frutto di evasione fiscale. Lo Stato, capace solo di buttare un sacco di soldi, ti giudica. Questo, solo qualche mese dopo che il Governo aveva evocato di dare la caccia all’evasore sui social, giudicando dove andasse in vacanza o a cena. Ieri il mio commercialista mi ha scritto: “Dottor Ruggieri, la sua Srl deve fare la polizza anti-catastrofi. Il Governo l’ha resa obbligatoria”. Ho una Srl immateriale. A Roma. Mille euro di polizza obbligatoria, manco ci fossero terremoti o tifoni. Come la definiamo una roba simile? Come la definiremmo se al governo ci fosse Conte o il Pd?
‘Patrimonialina’, si chiama. Anche se la mette il centrodestra.
Ancora: il Mef deve riordinare il settore gioco. Ma come i grillini, anche i destri fanno l’equivalenza giocatore-ludopatico (come se chiunque bevesse un bicchiere di vino fosse alcolizzato) e favoriscono di fatto il gioco online che tutela meno chi gioca e paga pure meno tasse all’erario. Propongono anche loro l’illusione dello Stato etico da pensierino (sbagliato) che vuole fermare il vento con le mani, mentre i dipendenti delle sale da gioco legale fisiche rischiano il posto di lavoro in 100mila, una seconda volta dopo quando in pandemia furono chiusi più di tutti; trattati come biscazzieri quando invece contrastano il gioco illegale e pagano tasse vere. E noi clienti non siamo liberi di farci una giocatina con i nostri soldi, perché lo Stato etico non gradisce per via di un pregiudizio.
Questa è roba da Pd. Non da centrodestra.
E mi avvilisce vedere che cambi l’orchestra ma non la musica, specie sul crinale della creazione di nuova impresa e ricchezza (che vorrei si rimasse liberi di spendere come si vuole, per favore). Dovremmo preoccuparci di come somigliare di più all’America di cui piangiamo dazi annunciati da mesi, cui è inutile e dannoso reagire istericamente (a un errore non se ne sommi un secondo a danno dei consumatori europei, please). Dovremmo poter dire anche noi: “Venite a fare le cose qui”, e snellire le autorizzazioni, restringere i metri di campo dello Stato casinista e delle sue tasse, incentivare la circolazione di investimenti privati a supporto di idee che sfruttino a favore di tanti la bellezza italiana unica nel mondo.

Perché fuori dal palazzo c’è gente brillante, coraggiosa, che non si arrende al declino italiano e che è capace di realizzare grandissime cose, cui si dovrebbero fare ponti d’oro. Un esempio per tutti: la bellissima mattinata di oggi a Roma, una di quelle che si dovrebbe poter vivere in continuazione in una nazione alacre e individualista, piena di talento e capacità come è l’Italia dei privati; in cui un imprenditore italiano, giovane e coraggioso, corona a Stazione Ostiense il suo sogno, da corpo alla propria visione di quattro anni prima. Quando aveva sognato l’Orient Express, un treno del Made in Italy, arredato di ingegneria e design italiano, che conducesse turisti in un’avventura enogastronomia ed esperienziale attraverso paesaggi italiani meno conosciuti ma bellissimi e pieni di sapore. Una mattinata in cui Paolo Barletta presenta alla stampa di tutto il mondo un treno figlio di una joint venture pubblico-privato, che sottrae a Ferrovie dei treni abbandonati, li rivalorizza e rimette sulla rete, carichi di bellezza solo italiana, creando posti di lavoro frutto di investimenti privati.

Significa molto, e andrebbe molto ascoltato, sentirlo dire, commosso dopo quattro anni di lavoro: “Signori, checché se ne dica in Italia si può fare industria, anche al Sud, creare nuovi segmenti industriali da aggiungere a quelli tradizionali, rispolverando posti altrimenti dimenticati e portandovi lavoro, il tutto creando occupazione solida grazie al turismo di lusso”.
Ecco, il mio augurio è che il Governo trovi il coraggio di sostenere imprenditori del genere, e che allestisca le condizioni affinché di Paolo Barletta ne nascano e ci provino tanti altri. Solo così potremo spargere ricchezza per tutti, scansando la povertà cui ci condannano troppe regole, tasse, spesa pubblica, debito, e una curva demografica che segna il suo minimo storico in questi giorni.
“Dieci cento mille Orient Express italiani”. Questo dovrebbe dire e fare un governo di centrodestra.
Andrea Ruggieri, 3 aprile 2025

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