Il futuro dell’Italia passa infatti dalla tutela dei produttori, è quindi problema economico come problema di produzione. Per questo la politica dovrebbe porsi come prima obiettivo quello di eliminare ogni tipo di vincolo che la freni. Nessuna deriva assistenzialistica, che si tramuterebbe in parassitismo, ma totale sostegno alla produzione. Difendere l’interesse nazionale equivale a difendere i produttori e difendere i produttori significa difendere l’interesse nazionale.
Per questo il piano economico non è separabile da quello strategico. Il conflitto tra Stati Uniti e Cina per la supremazia mondiale non è un fatto congiunturale, ma è destinato a durare per molto tempo e influenzerà decisioni e posizionamenti dei maggiori Stati. L’Italia, come gli altri Paesi europei, non può rimanere indifferente o peggio scivolare verso la Cina, come talvolta sembra stia facendo: noi invece diciamo, come ha fatto di recente il segretario alla Difesa americano, che l’Italia deve collocarsi in un rinnovato asse atlantico imperniato su Stati Uniti e Regno Unito.
Se però i produttori sono quelli che abbiamo visto a Cernobbio, c’è poco da essere ottimisti…
Marco Gervasoni, 8 settembre 2020