Quelli che la destra è sempre razzista

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Il blog collettivo Valigia blu, che dovrebbe occuparsi del “mondo del giornalismo che cambia” e da cui ci si aspetterebbe un approccio oggettivo all’informazione ma è un megafono del pensiero liberal da cui denunciare il ritorno del fascismo in Italia, la minaccia sovranista e la pericolosità di Donald Trump, ha dedicato un articolo al caso della Commissione Segre. Lo firma Matteo Pascoletti, giornalista che vorrebbe ritirare il premio Nobel per la letteratura a Peter Handke, che giudica “irrilevanti” i critici delle manifestazioni Fridays for future e non accetta la “strumentalizzazione dei corpi” di Salvini in politica.

Abbiamo imparato a conoscere e a (non) apprezzare le analisi di Pascoletti dopo una sua inchiesta pubblicata sempre su Valigia blu intitolata “La normalizzazione mediatica dell’estrema destra: dall’alt-right ai ‘sovranisti’”, piena di errori e imperfezioni tipiche di chi scrive di un argomento di cui ha una conoscenza superficiale. Scrivi di ciò che conosci avrebbe detto Ernst Hemingway, che è poi la prima lezione insegnata agli scrittori esordienti nelle scuole di scrittura di paese. L’ultimo articolo di Pascoletti si intitola “Razzismo, antisemitismo e odio. Chi ha paura della Commissione Segre” ed è una lunga accusa alle posizioni della destra italiana, in particolare di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Tra i “giornalisti e intellettuali d’area” citati che si oppongono alla “Commissione Segre”, ci sono Nicola Porro e il sottoscritto.

Il grave errore delle argomentazioni di Pascoletti, che sintetizzano una visione diffusa in una certa area di pensiero, è il tentativo, sebbene non esplicitamente affermato, di far passare qualsiasi persona di destra (sia un politico, un intellettuale o un cittadino) contraria alla Commissione Segre, come antisemita. Poco contano i reali rapporti di amicizia, collaborazione e vicinanza con la comunità ebraica non sbandierati ai quattro venti o utilizzati in modo strumentale solo per tornaconto politico come sta avvenendo in questi giorni da giornalisti, intellettuali, politici che mai hanno speso in vita loro una parola a favore degli ebrei (spesso anzi protagonisti di attacchi a Israele) e che ora sono in prima linea per attaccare la destra come antisemita.

Non entreremo nel merito delle motivazioni per cui a nostro giudizio la Commissione Segre, così come è stata proposta, non è giusta (rimandiamo alla lettura di numerosi articoli e interventi sull’argomento su cui ci siamo pronunciati) ma vorremmo concentrarci sul solito errore metodologico che avviene quando si scrive di destra. Non si vuole negare l’esistenza di una destra radicale antisemita, così come di una sinistra radicale di medesima impostazione, quanto sottolineare la necessità di un distinguo tra le varie destre.

Mettere conservatori, liberali e sovranisti in un unico calderone con neofascisti, xenofobi e antisemiti denota due cose: o si è in cattiva fede e si fa finta di non vedere le abissali differenze esistenti, o non si studia e non si approfondiscono i pensieri e le posizioni politiche, tertium non datur.

D’altro canto, affermare come scrive Pascoletti che “Salvini ha in pratica scippato ai partiti neofascisti” lo slogan “Prima gli italiani” e che la “Meloni recupera direttamente dal ventennio” l’espressione “Dio, Patria e Famiglia” (mai sentito parlare di Mazzini?), significa riassumere alla perfezione le due ipotese sopra citate.

Francesco Giubilei, 5 novembre 2019

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