Proviamo a inquadrare le principali categorie di coloro che chiedono di limitare o vietare gli affitti brevi (anche se di solito il termine utilizzato è “regolamentare”, secondo una collaudata tecnica oratoria).
Ci sono quelli che lo fanno solo perché vivono in qualche centro storico e sono infastiditi dai turisti. Si riconoscono perché dopo un po’ che parlano pronunciano la parola “trolley”, oggetto che li disturba oltremodo (e che viene utilizzato – si deve desumere – solo da chi soggiorna in casa).
Ci sono quelli che lo fanno per distogliere l’attenzione dalle proprie responsabilità. Tipico il caso dei Sindaci, incapaci di gestire le case di proprietà del Comune ma solerti nel dire ai privati cosa debbano fare delle loro (dalle quali riscuotono la patrimoniale Imu). Ci sono quelli che lo fanno su richiesta di associazioni di albergatori. Nulla da aggiungere.
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Ci sono quelli che lo fanno perché dicono di voler tutelare gli inquilini “tradizionali”, famiglie e studenti. Sono in molti casi gli stessi che hanno fatto fuggire dalla locazione di lunga durata decine di migliaia di proprietari attraverso impedimenti vari agli sfratti (dalle lungaggini “ordinarie” fino al blocco per legge di due anni!). Poi ci sono i fighetti, quelli che hanno letto (o orecchiato) gli studi sulla gentrification, sull’overtourism e via inglesizzando. Loro sanno tutto, quindi nessun commento.
Ce ne saranno molte altre, di categorie, ma chiudiamo qui. Rimanendo in attesa di farci spiegare come, attraverso i divieti, possa raggiungersi il mondo dei sogni, fatto di centri storici a misura di famiglia, di case in affitto lungo a basso prezzo per tutti, di turisti in modica quantità e, naturalmente, di assenza di trolley.
Giorgio Spaziani Testa, 12 marzo 2024
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