A chi si domandava, giustamente, dove fossero i paladini del clima, ve lo diciamo noi: stanno festeggiando! Chi si è perso l’elogio della quarantena, non dannosa, anzi nuova manna dal cielo per la terra e l’uomo?
Il New York Times c’informa che “lunedì, i prezzi del petrolio hanno visto il loro più grande calo di un giorno dal 1991, spinti dalle paure del Coronavirus. In generale, un calo dei prezzi del petrolio porta ad un aumento dei viaggi. Ma è meno probabile che accada questa volta, dal momento che le preoccupazioni per l’epidemia tengono molte persone a casa”. E che “man mano che le aziende si sentono più a loro agio con il lavoro a distanza e la videoconferenza, si ridurrà la domanda di petrolio nel tempo, anche dopo la crisi”.
La CNBC è preoccupata che “il Coronavirus rappresenti una grave minaccia per l’attivismo a lungo termine dei cambiamenti climatici compromettendo gli investimenti globali in energia pulita”.
“Se l’economia globale si arresta in modo anomalo, le emissioni diminuiranno a breve termine man mano che produciamo meno beni, ma l’attivismo per il clima rallenterà. L’occupazione supera l’ambiente in politica”, ha dichiarato Rob Jackson, professore di scienza del sistema terrestre all’Università di Stanford e presidente del Global Carbon Project.
Il Washington Post questa settimana ha analizzato i dati del satellite Sentinel-5P dell’Agenzia spaziale europea, che può misurare le concentrazioni di gas a effetto serra e altri inquinanti nella bassa atmosfera. E ha mostrato che tra il 1° gennaio e il 12 marzo, le concentrazioni di biossido di azoto sono diminuite drasticamente, soprattutto nel nord Italia colpito duramente.
“Questo ha molto senso soprattutto perché dimostra che la più alta diminuzione della concentrazione è avvenuta in Lombardia, dove sono state prese per prime le scelte più rigorose”, ha affermato Edoardo Marcucci, che dirige il Transport Research Lab dell’Università Roma Tre di Roma, in una email pubblicata dal Washington Post. “Mi aspetterei che ciò si realizzi per l’intero paese nei prossimi giorni”.
Mentre altri commenti esprimono trepida attesa che tutto arrivi presto negli Stati Uniti perché anche loro possano sperimentare il digiuno da emissioni.
Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE, sul Guardian ci va giù duro, “non dovremmo permettere alla crisi di oggi di compromettere la transizione verso l’energia pulita”.
Politico.eu ha stilato, invece, direttamente, i motivi per cui i Coronavirus sta cambiando l’ambiente: 1. Un calo dell’inquinamento atmosferico è stato osservato per la prima volta dalla NASA nella provincia cinese di Hubei, dove l’epidemia di Coronavirus è iniziata a dicembre. 2. Il rallentamento dell’attività economica riduce anche le emissioni, anche se solo temporaneamente. Man mano che i paesi ordinano la chiusura di scuole, negozi e fabbriche, si prevede che le emissioni diminuiranno. L’ultima volta che le emissioni di carbonio sono diminuite è stato durante la crisi economica nel 2008-2009. 3. Primo aspetto negativo: la Cina sta annegando sotto i rifiuti medici prodotti dagli ospedali, tra cui mascherine per il viso e tessuti monouso. Nella città di Wuhan, si dice che il volume dei rifiuti sanitari sia quadruplicato a oltre 200 tonnellate al giorno. 4. Più spazio nella metropolitana!! 5. Emissioni di compagnie aeree bloccate! 6. Urgenza: il clima non è più la crisi al momento.
Adesso affacciatevi alla finestra: ecco il prezzo da pagare per far scendere i livelli d’inquinamento – peraltro già oggi accettabili in diverse parti del mondo: crisi economica e finanziaria, crollo delle Borse, disoccupazione, immobilizzazione di persone e merci dal baretto all’angolo alla grande industria.
Una crisi drammatica cui stiamo andando incontro e che ha già una serie di effetti immediati che renderanno esplosiva la situazione a breve.
Greta ce lo aveva chiesto, “fermate il mondo”, qualcuno aveva esitato, ma poi è arrivata la manna del nuovo Coronavirus come scusa. Così mentre Francia e Regno Unito, con studi scientifici alla mano non intendono obbedire, l’Italia offre l’antipasto dell’estinzione della società come la conosciamo oggi e fa godere il mondo ambientalista. Aria fresca, ospedali a mo’ di lazzaretti, gente barricata in casa che fa del balcone e dello streaming il nuovo status simbol, e aerei, treni, bus archiviati.
O voi tutte persone di buona volontà, c’è il dio vento e il dio sole che ci daranno quel che ci serve. E intanto qualcuno si domanda, che fine ha fatto la finanziaria con tutti quei miliardi su clima?
Ben arrivata, allora, decrescita felice! Preghiera della religione ambientalista. Decrescita è la nuova parola d’ordine che significa abbandonare l’obiettivo della crescita per andare incontro alla decrescita: una società in cui si vive meglio lavorando di meno e consumando di meno. In questa prospettiva l’uomo stesso tende a diventare lo scarto di un sistema che punta a renderlo inutile e a farne sempre di più a meno. Latouche è l’ideatore della “decrescita felice”, quello del “un po’ più poveri ma più felici”.
Però qualcuno nel frattempo si è dimenticato di raccontare, dagli “esperti” fino ai giornalai, che grazie al petrolio godiamo di un ineguagliato benessere, rispetto a tutte le età precedenti, conseguente alla disponibilità di energia abbondante ed economica. Un privilegio unico nella storia: il petrolio e gli altri combustibili fossili contribuiscono per oltre l’85% al fabbisogno energetico dell’umanità. Prima del loro utilizzo, esso era soddisfatto al 100% dall’energia solare, il cui contributo è oggi inferiore al 10%.
La necessaria fine del petrolio coinciderà con il momento in cui l’uomo saprà soppiantarlo, o con quello in cui l’uomo non ci sarà più: l’ecologia umana.
Quanto all’ecologia moderna è nata nello stesso periodo in cui Karl Marx e Friedrich Engels svilupparono le teorie comuniste. Il termine “ecologia” venne coniato nel 1866 dal naturalista tedesco Haeckel e con esso intendeva una sorta di “economia della natura” che studiava lo scambio di materia ed energia tra gli organismi viventi e l’ambiente. Discepolo fanatico di Darwin, Haeckel vedeva la natura come un ecosistema in cui organismi più capaci lottano per la sopravvivenza.
L’“ecologia profonda”, invece, sviluppata da Arne Naess, e resa popolare da George Sessions, vuole che la vita umana abbia pari valore a quella non umana, dagli animali agli organismi monocellulari. I suoi seguaci detestano ciò che chiamano l’“arroganza cristiana verso la natura”. Odiano la civiltà occidentale per il suo ruolo nello stabilire una superiorità gerarchica dell’uomo rispetto alla natura.
In questo scenario ecco insinuarsi il nuovo Coronavirus che insegna persino come gli animali, poiché immuni all’epidemia, sono la nuova specie da difendere, quella che sta sopravvivendo meglio.
Il Covid-19 sta così realizzando il sogno di Malthus e Marx. Il prete anglicano fondatore del malthusianesimo, convinto fino alla esaltazione dei mali della crescita della popolazione che lui considerava eccessiva, e che aveva auspicato persino il ritorno della peste per ridurla.
I profeti di Greta gioiscono perché il mondo sembra aver capito la via seppur chinando, semplicemente, il capo al Coronavirus.
Eppure da questa crisi umana, sanitaria ed economica ci salveranno le multinazionali del farmaco, il progresso della scienza, gli imprenditori di coraggio, i banchieri con sale in zucca (non gli usurai) e forse qualche sacerdote che avrà il coraggio di revocare la quarantena da Dio. Stregato da ponti – non muri il clero ha preferito, poi, alzarli davanti alle proprie chiese. E non è escluso che arrivi a silenziare anche le campane per evitare l’inquinamento acustico e per rispetto per chi sta a casa.
Il mondo tace nella paura e nell’inerzia di fronte all’ (virus) invisibile, Greta sghignazza.
Lorenza Formicola, 16 marzo 2020