Tuttavia, il 38% delle partite Iva è sotto i 30 mila euro di fatturato, per cui percepirà un finanziamento che potrà andare da un minimo di zero, ad un massimo di 7.500 euro. Un altro 17% di partite Iva è nella fascia che va dai 30 mila ai 60 mila euro di fatturato. Per cui quelli che in questa fascia sono più “performanti” potranno richiedere un massimo di 15 mila euro. Altro che 25 mila.
E le banche? È facile immaginare che le banche rischino di diventare il “capro espiatorio” di questa vicenda. Le garanzie dello Stato, infatti, si applicano nell’eventuale situazione di mancato rimborso del prestito. Insomma, a conti fatti, le cifre che lo Stato sarà chiamato a versare realmente saranno quelle relative alle partite Iva che, una volta avuto il finanziamento, non saranno in grado di rimborsarlo. Quindi, la somma che sarà davvero messa a disposizione per le imprese è lontanissima da quella inizialmente comunicata. L’unica vera agevolazione alle imprese sarà una facilità di accesso maggiore ai prestiti, ma anche questa, sarà funzione dei livelli di controllo del merito di credito che i singoli istituti decideranno di applicare.
Di fatto i soldi li prestano le banche, i cittadini dovranno restituire. Lo Stato è l’interfaccia che fa da garante. Questa è l’unica verità. Vedremo nelle prossime giornate come andranno le cose, nella speranza che non ci siano incidenti di percorso. Sarebbe bastato poco per evitare certe incomprensioni. Evidentemente, però, la semplicità e la chiarezza non sono prerogativa di molti non certo di chi ha stilato il decreto di cui abbiamo parlato.
Leopoldo Gasbarro, 19 aprile 2020