Cronaca

Quello che non vi dicono su reati, immigrazione e criminalità

Siamo nell’era dell’allarmismo, ma i numeri smascherano la propaganda. Però occorre ridurre l’immigrazione illegale

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Ogni giorno ci bombardano con titoli apocalittici sulla “sicurezza fuori controllo”, sulle “città invivibili” o sulla “delinquenza in aumento”. Eppure, la realtà è un’altra, ma non si dice. Negli ultimi decenni, dicono le statistiche, il tasso di criminalità in Italia è diminuito in modo significativo, soprattutto per i reati più violenti. Il problema vero degli italiani è l’economia, ma distrarli con la criminalità aiuta a vendere paura e a raccogliere consensi.

I numeri smascherano la propaganda

Secondo il Servizio Analisi Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, gli omicidi volontari in Italia sono diminuiti del 33% dal 2015 al 2024, passando da 475 a 319 casi. Il tasso di omicidi è oggi di 0,54 per 100.000 abitanti, il secondo più basso in Europa dopo la Svizzera.

Negli anni ‘90, il numero di omicidi superava i 1.900 casi annui, con un tasso di 3,4 per 100.000 abitanti. Gli Stati Uniti oggi registrano un tasso sette volte superiore, mentre in alcune regioni dell’America Latina si arriva a livelli 40-50 volte più alti. Gli omicidi di mafia sono calati del 72% dal 2015 al 2024, segno che la criminalità organizzata ha mutato strategia, evitando atti cruenti e visibili.

Furti e rapine, dopo il picco del 2012-2014, sono in costante calo. Nel 2023, le denunce per furti in abitazione erano inferiori del 30% rispetto a dieci anni fa e le rapine sono diminuite di oltre il 50%. Ma anche questa non è una notizia che fa vendere.

Se i reati più gravi sono in calo, ci sono comunque sfide aperte. Le violenze sessuali denunciate sono aumentate negli ultimi vent’anni, ma il dato riflette un incremento effettivo o una maggiore propensione a denunciare? Nel 2022 sono stati registrati circa 6.300 casi, un numero più alto rispetto al passato, ma che potrebbe dimostrare anche un sistema più attento alla tutela delle vittime.

Poi c’è la criminalità informatica, questa sì in crescita esponenziale. Dal 2019 al 2023 i reati informatici sono aumentati del 45%, con truffe online, phishing e attacchi ransomware sempre più frequenti. Un fenomeno da affrontare con leggi aggiornate e strategie mirate, senza isterismi.

Un dato conclamato è la correlazione tra immigrazione e criminalità. Le statistiche chiariscono che gli stranieri irregolari commettono, in percentuale, più reati rispetto agli stranieri regolari e ai cittadini italiani. Quindi è assodato che la clandestinità genera marginalità e delinquenza.

Ne discende che, numeri alla mano, se si vuole drasticamente ridurre la criminalità, la priorità sarebbe ridurre l’immigrazione illegale, mettendo da parte sterili battaglie ideologiche.

Lasciate lavorare le forze dell’ordine

Di un altro problema si parla poco: le forze di polizia devono essere messe in condizione di fare il proprio lavoro senza paura di essere accusate di eccessiva severità (accusa a dir poco paradossale in Italia). Oggi un poliziotto che agisce con decisione rischia di finire sotto inchiesta più del criminale che sta arrestando. Questo non è tollerabile. Servono più fiducia nelle forze dell’ordine e strumenti adeguati per il contrasto alla criminalità.

La paura come business politico e mediatico

Se i dati dicono che la criminalità è in calo, perché sembra il contrario? Semplice: la paura vende. I giornali e i telegiornali sanno bene che un omicidio in prima pagina fa più audience di un grafico che mostra il calo dei reati. Così si gonfiano i singoli episodi, si creano emergenze inesistenti e si spaventa la popolazione. Anche la politica ci mette del suo. Alimentare l’allarmismo aiuta, da una parte, a raccogliere voti, a invocare misure straordinarie e a far passare leggi apparentemente più repressive. Curiosamente, paga elettoralmente pure l’istanza politica opposta: disarmo della polizia, clemenza per tutti e finanche abolizione delle carceri.

Spesso si tratta di fumo negli occhi: molte di queste proposte sono irrealizzabili o puramente simboliche. Un esempio? La tentazione di creare nuovi reati per atti già punibili dalla legge: puro marketing legislativo (vedi alla voce “femminicidio”).

Sicurezza: meno isteria, più serietà

L’Italia oggi è più sicura rispetto a 20, 30 o 50 anni fa. Questo dato oggettivo non significa che tutto vada bene e che si possa abbassare la guardia, ma bisogna essere seri: la criminalità va combattuta con interventi mirati e competenza, non con operazioni mediatiche o proclami elettorali.

Le sfide future esistono – dalla sicurezza informatica all’immigrazione irregolare – e vanno affrontate con dati e strategia, non con paura e propaganda. Se vogliamo una politica della sicurezza efficace, basta con gli allarmismi da talk show e ricette populiste. La sicurezza si costruisce, innanzitutto, con prevenzione e controllo del territorio demandati a poliziotti che possano davvero farsi rispettare, non con titoli sensazionalistici buoni per far spaventare le vecchiette.

Giorgio Carta, 22 marzo 2025

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