Quello che Renzi proprio non vuole capire

Il leader di Iv in cerca di un centrosinistra che non esiste. Lui dice: “È matematica”. Ma c’è una cosa di cui non tiene conto

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Renzi

Grande rispetto per Matteo Renzi, sia chiaro. Le abilità politiche, in termini di tattica, sono innegabili. Un po’ meno quelle di leadership e di conquista dei voti, capacità che dopo l’ubriacatura del 40% è andata via via scemando. Fino a diventare quasi nulla. Sapete che dopo aver tentato la via del Terzo Polo e gli ammiccamenti al centrodestra, adesso l’ex premier non fa altro che brigare nella speranza di costruire un centrosinistra in grado di battere “le destre” di Meloni, Salvini e Tajani. Grandi manovre, piccoli risultati. Almeno per il momento, visto che Conte pur impegnato a scannarsi con Beppe Grillo e non al massimo della sua popolarità – si guarda bene dal siglare un accordo con Italia Viva.

Forse a Giuseppi è rimasto un briciolo di coerenza con la storia del Movimento, o magari è solo odio personale o calcolo politico in chiave anti-Schlein, fatto sta che per una volta appare più lucido lui del fu segretario del Pd. Intervistato a Tagadà, infatti, mr ciaone è tornato a battere il chiodo sull’importanza di “mettere insieme tutte le anime di chi si oppone alla Meloni” perché altrimenti, ça va sans dire, la leader di Fratelli d’Italia vincerà all’infinito. Governo a destra vita natural durante. “Questa è politica – ragiona Renzi – ma anche matematica: o si sta tutti insieme, o vince la Meloni”. Vero, per carità. Il ragionamento fila senza dubbio. Però è un’analisi limitata, di visione ristretta, quindi fallace. Sbagliata. Perché Renzi sa benissimo che in politica 2 più 2 non fa mai 4. O meglio: probabilmente riunire sotto un cartello elettorale Iv, Azione, +Europa, Socialisti, Pd, Verdi, Sinistra e Movimento Cinque Stelle, tecnicamente, può far sperare in una vittoria elettorale. La matematica non è un’opinione, ma la politica sì. E se già la formazione di un ipotetico esecutivo con Renzi, Calenda, Bonelli, Fratoianni, Schlein e Conte richiederebbe un bilancino che il Manuale Cencelli scansete, è poi scontato che avrebbe vita breve. Anzi brevissima. Ne sono la dimostrazione i due governi Prodi, nati entrambi sotto l’insegna del “mettiamoci tutti insieme contro Berlusconi” e durati il tempo di un amen.

E l’armata Brancaleone di Prodi non è neppure l’unico esempio calzante. Se un governo nasce innaturale, muore giovane. Conte e Salvini si sono amati per poco più di 12 mesi. Giuseppi e la sinistra unita, un anno e quattro mesi. L’ammucchiata per Draghi poco più, ma nell’ordine dell’anno e mezzo. Un’inezia. E se queste esperienze sono finite in un bidone, peraltro in tempo di Covid e di “solidarietà nazionale”, perché dovrebbe funzionare l’accozzaglia proposta da Renzi? Suvvia.

Sarà pur vero che anche Salvini, Meloni e Tajani non vanno sempre d’accordo. Ma il centrodestra nella sua lunga storia (30 anni, ormai) e con i vari leader a guidarla, ha sempre trovato il modo di fare sintesi. A sinistra no, a dimostrazione del fatto che ci sono più partiti e leader di primo piano che voti. Serve fare un elenco? Da Renzi a Fratoianni, è tutto un dividersi sulla guerra in Ucraina, su quella a Gaza, sugli attacchi di Israele in Libano. Per non parlare del Jobs Act, delle politiche industriali e di quelle sindacali. E poi: il nucleare, il green, i migranti, la Rai. Forse solo i referendum sull’Autonomia e sulla cittadinanza facile hanno fornito un barlume di speranza, ma la verità è che dopo la foto di gruppo tutti insieme, Conte e Schlein non si sono manco stretti la mano. Con un clima così si possono portare avanti limitate battaglie di opposizione, non esecutivi stabili. Ma Renzi non lo capisce o, più probabilmente, finge di non comprenderlo. “Mettere insieme tutte le anime di chi si oppone alla Meloni”, infatti, non garantisce un governo sano. Ma un posto di nuovo in Parlamento sì.

Giuseppe De Lorenzo, 30 settembre 2024

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