Società

Quello stupro che uccide

“Aiuto, sono stata violentata”. Sono queste le parole pronunciate da Julie Tronet, la studentessa francese di 21 anni, trovata impiccata domenica scorsa nel suo appartamento in zona San Pio a Lecce. Parole che la ragazza aveva rivolto ai medici del pronto soccorso, i quali avevano riscontrato che “la ragazza era visibilmente provata e con estrema delicatezza abbiamo provato a convincerla a farsi visitare ma non è stato possibile avvicinarla. Ha rifiutato ogni accertamento chiudendosi nel suo silenzio”.

Per questo motivo le avevano proposto di denunciare l’episodio alle forze dell’ordine e tornare il giorno dopo in ospedale per un incontro con lo psicologo. Un consiglio che la ragazza non ha avuto la forza di mettere in atto e uno stato di sofferenza che la vittima ha urlato nella lettera d’addio scritta in francese ai suoi cari: “Penso che è arrivato il momento di fermarmi qui, non ne posso più, mi dispiace mamma e papà. Non ce l’ho con nessuno perché mi avete tanto amata ma non ci riesco più, non riesco ad accettare ciò che mi è successo, è troppo difficile per me rimanere sola”.

Tanta solitudine racchiusa nella disperazione in cui la ragazza era sprofondata dopo l’abominio subito. Un orrore che vede indagato un diciannovenne. Il ragazzo, sotto inchiesta per violenza sessuale e istigazione al suicidio, non ha negato di aver avuto un incontro seguito da rapporto sessuale con la studentessa, ma ha altresì sostenuto che la giovane era consenziente. Versione che stona, e parecchio, con quanto detto dalla vittima e dai medici.

Nel frattempo, sono in corso le indagini condotte dagli agenti della squadra mobile di Lecce, coordinati dalla procura della Repubblica.

Una cosa è però certa: quanto è successo è un vero e proprio “fallimento per tutti noi”, come ha dichiarato il rettore dell’Università del Salento Fabio Pollice. Un fallimento che dovrebbe far riflettere sugli effetti devastanti, sia psicologici che fisici, derivanti da una violenza sessuale. Per quanto concerne i primi, si parla di: isolamento, depressione, ansia, sintomi somatici, disturbo da stress post traumatico e tentativi di suicidio e stato d’animo altalenante. A questo si aggiungono altresì vere e proprie fobie, come la paura degli spazi chiusi, se la violenza si è consumata in un contesto domestico, agorafobia, paura di restare soli e paura della sessualità. Per quanto riguarda invece le reazioni somatiche più comuni, queste riguardano: la tensione muscolo-scheletrica, l’irritabilità gastro-intestinale e i disturbi genito-urinari.

Conseguenze devastanti che dovrebbero far riflettere altresì sull’efficienza del nostro ordinamento giuridico, ossia se la disciplina prevista dagli art 609 bis cp sia capace o meno di contrastare simili crimini. La risposta la faremo dare ai dati: secondo quanto è emerso da un’indagine condotta dall’Istat in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità sull’attività dei Centri Antiviolenza, la violenza fisica colpisce principalmente le donne tra i 30 e i 39 anni (71,4%), la violenza sessuale riguarda invece in misura superiore le donne con meno di 16 anni (53,4%) e quelle dai 16 ai 29 anni (33,7%). Dati non certo rincuoranti e che, per di più, emergono nel macabro scenario dove si sono consumati gli stupri di Palermo e Caivano.

Un contesto che diventa ancor più inquietante quando, in caso di stupro, come quello successo a Palermo su una diciannovenne per mano di 7 ragazzi tra i 19 ed il 21 (solo uno all’epoca era minorenne), la vittima viene sottoposta ad un vero e proprio processo mediatico dal “te la sei cercata” ad essere indicata con i peggiori epiteti che si possano dare ad una donna, subendo addirittura minacce dai carnefici e dai loro familiari.

Vittime suicide, che subiscono un processo mediatico e con dati che continuano a non arrestarsi. Aspetti che, oltre a mettere in evidenza le falle giuridiche e sociali, evidenziano anche un degrado culturale, degenerato col porno sempre più in mano a giovanissimi. Un degrado che porta alla mente la frase di Bukowski e che tutti gli uomini dovrebbe rendere legge: “Il mondo sarebbe un posto di merda senza le donne. La donna è poesia. La donna è amore. La donna è vita. Ringraziale, coglione!”

Nemes Sicari, 30 ottobre 2023

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