Questa volta Alessandro Di Battista l’ha sparata veramente grossa. Ospite fisso del talk condotto su La7 da Giovanni Floris, nella veste di bilioso commentatore di chiara matrice cospirazionista, anche nel corso della puntata del 7 novembre ha sparato bordate a raffica contro il governo Meloni, le banche e i soliti poteri forti che affamano il popolo italiano.
Fin qui tutto secondo copione. Tuttavia, toccando di sfuggita il tema sempre caldo della Sanità pubblica, l’ex grillino prestato al giornalismo d’informazione, se così vogliamo dire, ha dichiarato in diretta che lo stesso sistema sanitario sarebbe letteralmente al collasso. E sapete perché? A causa soprattutto del misterioso long-Covid il quale, analogamente alla famosa Araba fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa.
Riportando, in particolare, le sue parole, colpisce la sicumera con cui espone le sua apodittica affermazione: “Si decideva di tassare gli extra profitti delle banche per tirare fuori 3 miliardi di euro, che sono quelli che sono stati messi nella Sanità, per me insufficienti perché oggi la Sanità è al collasso anche per il long-Covid e per una serie, purtroppo, di conseguenze psicologiche e psichiatriche dovute al Covid”.
Ora, tralasciando gli aspetti psicologici e psichiatrici citati da Di Battista, che li ha tirati in ballo nell’ambito di un discorso complessivamente piuttosto sconclusionato, mi chiedo: ma dopo quasi 4 anni dall’inizio di una pandemia estinta da tempo e che ha lasciato irrisolti molti dubbi in merito alle misure restrittive adottate in Italia, egli vorrebbe farci credere che i nostri ospedali sono letteralmente sovraccarichi di una moltitudine di pazienti affetti da quella sorta di supercazzola patologica chiamata long-Covid?
Quindi, secondo Dibba, che a suo tempo pensava di risanare il bilancio pubblico risparmiando sulla spesa dei famosi F35, che secondo un calcolo del Sole 24 Ore sarebbero costati circa 100 milioni di euro per ogni jet, il governo in carica dovrebbe investire altri miliardi aggiuntivi, oltre ai 1.34,1 già stanziati nella legge di Bilancio, per venire incontro alla dilagante ondata di malati long-Covid che starebbe falcidiando il nostro Paese?
A questo proposito, oltre a consigliare a Di Battista di approfondire meglio le informazioni in suo possesso, magari cambiando osteria di quando in quando, mi permetto di segnalargli che su questo famigerato long-Covid sono usciti alcuni studi, di cui uno abbastanza approfondito realizzato in Lombardia da un consorzio di agenzie, tra cui il Policlinico di Milano e l’Istituto Mario Negri, il quale prese in esame 50.000 individui contagiati durante la prima ondata del virus. Ebbene, dopo un certo allarmismo iniziale, tipico di quella fase dominata dal terrore di massa, si scoprì che la gran parte di questi soggetti nel giro di pochi mesi non presentavano più alcun sintomo ricollegabile al Covid-19.
A meno che non annoveriamo tra i disturbi del long-Covid la propensione al delirio televisivo. In questo caso, oltre al buon Di Battista, non sono certamente pochi gli sfortunati personaggi colpiti da questo effetto collaterale della peste del terzo millennio.
Claudio Romiti, 10 novembre 2023