L’Ue si mette l’elmetto
All’orizzonte però non si vede un raffreddamento degli scontri internazionali. Oggi Josep Borrell, ministro degli Esteri dell’Ue, tornato da Kiev con “la lista” delle armi da mandare a Zelensky, ha sostanzialmente fatto capire al mondo che prima della battaglia del Donbass non smetteranno di esplodere le bombe. “Ciò che fa la differenza in questo momento sono gli aiuti militari”, spiega Borrell. Lo stesso pensa la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, secondo cui “l’Ucraina ha bisogno di altro materiale militare, innanzitutto di armi pesanti”. Quindi la Nato ne invierà altre affinché l’Ucraina possa “vincere la guerra sul campo di battaglia”. Dichiarazioni che per Mosca cambiano le carte in tavola “Devo dire che ciò che Josep Borrell ha detto, in questo contesto aggressivo e senza precedenti, cambia davvero in modo significativo le regole del gioco”, ha attaccato il ministro degli esteri Lavrov, “mai prima d’ora l’Unione Europea ha parlato o agito come un’organizzazione militare”.
Mariupol intanto è ormai prossima a cadere, probabilmente con una strage dei combattenti di Azov in città. Poi si vedrà. Il ministro degli esteri russo Lavrov promette: “Nessuna pausa delle ostilità prima dell’accordo finale”. Oggi il cancelliere austriaco Karl Nehammer è andato a Mosca e pare che abbia detto al Putin che ha “perso moralmente la guerra”. Lui se ne sarà infischiato, e dunque la guerra continua. Con tutto il suo calvario di morti.