Ilaria Salis incita alla lotta e passa all’incasso. La sua prima uscita a un’assemblea della succursale piddina di Bonelli&Fratoianni, quest’ultimo in veste di maestro di cerimonia, è la conferma di uno sgomento: ma sul serio siamo ridotti così? Uo come me, che a 60 anni un minimo di memoria storica ce l’ha, si sente frastornato, non in grado di stabilire se è sempre stato così, se le fandonie, i vaneggiamenti, le pose sono le stesse di 50 anni fa, quando i fannulloni e i disadattati si chiamavano sinistra extraparlamentare, affidati ai vari Viale, Capanna, ai leaderini dei movimenti, o se, effettivamente, oggi è peggio, la situazione è degenerata e anche la rivoluzione giocattolo dei figli di mamma e papà è il succedaneo di un succedaneo, la classica tragedia marxista degenerata in farsa. Chissà se c’è o non c’è differenza tra quel mio compagno al liceo Carducci che viveva in uno stabile da 300 metriquadri in foro Bonaparte a Milano, domestica in cresta e pettorina, “il signorino Paolo sta riposando”, ed esultava per la strage di via Fani, oppure è la stessa miseria della precaria Salis con villa monzese e cottage sulle colline pistoiesi, promossa europarlamentare sulla scia di 4 condanne e 29 precedenti violenti di polizia?
Il suo discorsetto, di 8 minuti, comunque è oltre l’insulso, da populista comunista che imbonisce le compagne e compagni ma da una nuova posizione, nel ruolo nuovo della privilegiata, ruolo da tenere sottotraccia, “Io sarò sempre quella delle lotte sociali, non posso essere altro”. Applauso, ululati di godimento, ma non dice così ogni politico che ha fatto Bingo? La voce è immediatamente irritante, da velina brianzola, sconfortante in una insegnante. La dialettica, zeppa di cioè, di quotidianità, di insomma, quanto a dire la confusione somma di chi dice il nulla e ci crede ancora meno. Nessuna idea concreta, nessuna prospettiva e nessun accenno alle proprie pendenze, che sono inquietanti; in compenso, la autoesaltazione di chi, istruita a dovere, ma non dev’esserci voluto molto, ha già capito come gira. Dice Ilaler Salis che occorre essere radicali e chi critica lei critica il mondo, “una visione del mondo”, e siamo già a Napoleone con la mano nella giubba. La Destra instaura lo stato polizia (oggi il Pd ringhia sull’obbligo vaccinale di 12 sieri sparati tutti insieme negli infanti, e galera a chi si sottrae). La Destra semina, fomenta odio, violenza – ed è una imputata di tentato omicidio in Ungheria a parlare. “Le destre” insomma vanno combattute, spazzate via, ma in che modo con quali mezzi? E la conseguenza non può che essere quella che solletica le orecchie degli astanti: lotta, rivolte, “legalità non coincide con giustizia”. Con la sua giustizia, più esattamente, ovvero: faccio quello che mi pare, occupo e non pago e i debiti non li saldo perché sono una vittima ma anche una parlamentare europea.
Sconcertante, ma non tanto. È un discorso senza senso, senza contenuti, che va bene per gli antagonisti da centro sociale ma politicamente miserabile oltre che di retrogusto eversivo, alla riunione di un partito che avalla il tutto senza mezzi termini, senza un fiato di cautela, di dissociazione. Ma nessuno si esprime con simili termini e contenuti. Nessuno. Altro che i deliri antisemiti, infantili, cialtroni, ma almeno non ufficiali, non predicati ai pubblici raduni, dei quattro balordi di Fratelli d’Italia. In platea, e di rimbalzo sui social, tutti deliziati all’idea della lotta armata, che di questo si parla, girandoci intorno, e ” rosicate bestie penpensanti (sic)” inveisce uno sotto il video dello storico intervento. Un altro risponde: Salis fai retorica senza contenuti. Chissà se di sinistra o meno, ma è l’unico che ha capito.
Questi sarebbero i verdi in difesa del pianeta? Qui, di difesa, c’è solo quella della illegalità, sostenuta pure dal segretario. Illegalità sulla pelle dei poveri, peraltro. Ma che facciamo? Ce ne accorgiamo, tracciando l’unica conclusione possibile e cioè che la maestrina Salis del partito ambientalista indulge in tratti potenzialmente sovversivi e come minimo discutibili per una parlamentare europea? Oppure la teniamo nell’armadio della nostra ipocrisia, fingendo che la democrazia sia accettare questo ed altro? In termini più chiari, per capirci, per non nasconderci: un partito così non si spenzola spericolatamente, in modo arrogante, al di fuori della legge?
Nel continuo attacco diretto, quasi personalizzato, quasi fisico alle “destre” tratteggiate non come avversari, comunque come interlocutori politici, ma come nemici tout cour, con tutto ciò che ne consegue; nella difesa, nella teorizzazione delle occupazioni, dell’abusivismo, della violazione della proprietà privata (altrui), nell’incitamento a forme di lotta non precisate, lasciate nell’alone del possibilismo, interpretabili ad estro, quanti profili di reato potrebbe ravvisare un magistrato non schierato o non pusillanime? E sarà anche vero che per una con quattro condanne e 29 precedenti di polizia, una che spuntava addosso agli sbirri, una denuncia in più è irrilevante, tanto più che il curriculum l’ha sparata a Bruxelles, a riscuotere dalla Bce. Resta comunque la situazione, resta che a una riunione di un partito italiano ed europeo si può sentire questa musica. Con il segretario Fratoianni che la abbraccia, che chiama l’ovazione (non la locazione). Sconcertante ma, a pensarci bene, non tanto.
Anzi per niente. Certo, le opinioni anche estreme vanno tollerate e comunque ci sono sempre state: sì, ma un conto erano i fumosi furibondi happening della contestazione spontaneista e casinista del Re Nudo al Parco Lambro o della Bologna settantasettina, un altro la riunione di un partito ufficiale, nazionale ed europeo, in ostensione di una pluripregiudicata appena ammessa al Parlamento europeo. La democrazia deve dunque assorbire anche questo? Fino a quale mortificazione, e fino a quali conseguenze?
Max Del Papa, 7 luglio 2024
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