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Qui viene giù tutto: il (triste) destino dell’Italia - Seconda parte

Si definiscono due piani diversi, quasi separati, della vita politica: da un lato quello dei partiti incentrato su questioni domestiche per lo più di breve periodo e con una debole visione di sistema; dall’altro quello del ripristino dell’economia e della ricollocazione internazionale dell’Italia che s’incentra intorno alla figura di Draghi. Si tratta di uno sviluppo grave: nell’emergenza che ancora dura può avere effetti benefici, ma a gioco lungo – se non interviene un cambio di rotta dei partiti, o almeno di alcuni – si perde la connessione tra la volontà degli elettori e le decisioni politiche essenziali.

L’Italia è da tempo uno Stato a sovranità limitata: tutta la storia della Seconda Repubblica ne è un chiaro esempio e anzi dal 2008-2010 la condizione si aggrava: crisi economica (la crescita da noi negli ultimi vent’anni vale un quarto di quella realizzata da Germania e Francia), eliminazione in sincrono di Gheddafi e dell’influenza italiana sulla Libia, avvento di Monti. La separazione tra il piano della politica domestica e il piano delle decisioni cruciali facilita, attraverso la mediazione dell’efficacia di Draghi, il condizionamento determinante dall’estero. Di fatto la politica orientata dalla volontà degli elettori è messa ai margini: l’Italia sembra destinata a vivere in un vuoto d’aria politico. Una tale condizione è molto pericolosa.

Antonio Pilati, 10 maggio 2021

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