C’è una nota stonata (solo una?) in questa prima giornata di elezioni per il Quirinale. Ed ha un nome e un cognome: Sara Cunial. La deputata ex M5S, no vax e no green pass, ha provato a votare al seggio drive in montato all’esterno di Montecitorio ma le è stato impedito. Il motivo? Burocratico, come sempre, in questa Italia arrotolata in regole sanitaria di stampo borbonico.
Come noto, per permettere ai parlamentari positivi o in quarantena a causa del Covid, il governo ha emanato un decreto che permette loro di recarsi al seggio (“violando”, per così dire, l’isolamento) e di infilare la preferenza nell’urna in uno speciale seggio montato per l’occasione nel parcheggio della Camera. Bene. Possono presentarsi al drive-in, però, solo “grandi elettori” che abbiano presentato un certificato di positività o di quarantena disposto dalle Asl. Poco importa se sono no vax, vaccinati o boosterizzati: se si è positivi o in quarantena, si può votare.
La Cunial, che s’è sempre opposta al lasciapassare per i rappresentanti del popolo, non è né positiva né in quarantena. Dunque per votare dovrebbe presentarsi all’ingresso di Montecitorio come tutti i suoi colleghi “sani”. Peccato non abbia il super green pass (non è vaccinata) e non intenda nemmeno farsi un tampone per ottenere il green pass base (ideologicamente contraria al lasciapassare, si mostra almeno coerente). Le regole della Camera richiedono il passa sanitario base (anche da tampone) per poter entrare.
Dunque ecco il paradosso: Sara Cunial, sana come un pesce, non volendo mostrare alcun green pass, non può entrare a Montecitorio e dunque non può votare. Un collega allo stesso modo non vaccinato, ma positivo in questo momento o in quarantena, può invece recarsi al drive-in. Al di là del dibattito sul lasciapassare, vi pare normale?