Ma quale Sergio Mattarella, ma quale Mario Draghi, i compagni di sinistra lavorano a un piano alternativo e segreto per la corsa al Quirinale. Non si tratta degli eterni Romano Prodi e Walter Veltroni, impegnati più alla pubblicazione di capolavori autobiografici o di gialli alla Simenon. Né tantomeno si tratta di Paolo Gentiloni che sarebbe una soluzione ma non la soluzione gradita agli eredi di via delle Botteghe Oscure. Insomma, gli ex Ds scalpitano, vogliono essere i protagonisti del grande gioco quirinalizio. Come? La carta segreta rimanda a una signora della ditta che è nata e cresciuta nel Partito comunista e ha seguito passo tutte le evoluzioni del Bottegone, dal Pds al Pd.
Oggi Anna Finocchiaro passeggia per le vie del centro della Capitale, si tiene lontana dai palazzi, si è dunque inabissata, forse più per tatticismo, ed è stata quasi dimenticata. Eppure il suo profilo potrebbe essere tirato fuori dal cilindro al momento opportuno, dalla terza in votazione in poi quando non servirà la maggioranza assoluta per eleggere il Capo dello Stato. Perché Annuzza, che è stata trent’anni in Parlamento, capogruppo al Senato, ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento, vanta relazioni trasversali.
Per dire, i renziani ancora ricordano quando ella prese sotto braccio Maria Elena Boschi e le impartì lezioni sulle riforme costituzionali. Anche la galassia berlusconiana la rispetta. E lo stesso vale per quei grillini che hanno compiuto molteplici giravolte, figurarsi se direbbero no a una che in fondo nasce magistrato. Forse, è vero, Matteo Salvini direbbe no. E lo stesso potrebbe fare Giorgia Meloni. Ma cosa importa. I compagni in fondo sognano una di loro al Colle. D’altro canto, per dirla con un decano del Parlamento, «dopo un democristiano tocca a un comunista, meglio ancora una comunista. È l’alternanza, bellezza!».
Antonio Russo, 17 ottobre 2021