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Quirinale, la verità dietro quinte: il cazzeggio dei grandi elettori - Seconda parte

Il rito Quirinalizio, più bizantino che da conclave per la manifesta assenza dello Spirito Santo e di qualunque forma di intelligenza superiore a ispirare e guidare le scelte, si ripete per la quattordicesima volta, più che mai assurdo per le conseguenze del Covid che ne dilata ulteriormente i tempi, dando un palcoscenico anche alla sciocchina ex scemi del villaggio, sana ma priva del green pass, che fermata sulla porta senza poter votare, non trova di meglio che chiamare i Carabinieri minacciando di invalidare la votazione o all’ex radicale, da anni esperto vogatore berlusconiano, che indossando calzini con disegnate foglie di cannabis ne posta la fotografia seduto in transatlantico, un gesto di straordinario coraggio e potenza evocativa degno di Rosa Parks.

In un florilegio di selfie twittati o di foto postate dopo l’uscita dal moderno catafalco anti covid, a testimonianza di aver fatto il proprio lavoro “con dignità e onore”, la sensazione principale che se ne ricava è quella di un generalizzato “cazzeggio” tra la superficialità e la sensazione di partecipare ad una recita senza i protagonisti sul palco.

Le voci si rincorrono, le riunioni si susseguono, le dichiarazioni si smentiscono, in una cacofonia insopportabile mentre avanza, come sempre in queste occasioni, il sondaggio che dimostra come gli italiani vorrebbero eleggere il loro Presidente direttamente: che gli Dei ci proteggano e visto come il popolo seleziona i suoi rappresentanti, forse è ancora utile il bizantinismo quirinalizio, nella speranza che nel mucchio ci sia qualcuno capace, del cretinismo collettivo che forse eleggerebbe realmente Amadeus.

Antonio De Filippi, 25 gennaio 2022

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