di Carlo Toto
Una “quota salvavita” per contrastare la recessione economica prodotta dalla pandemia?
Se non ora quando? Per la prima volta in un secolo, si potrebbe registrare un aumento della disuguaglianza economica in quasi tutti i paesi contemporaneamente. Un sondaggio globale svolto da Oxfam tra 295 economisti in 79 paesi tra cui Jeffrey Sachs, Jayati Ghosh e Gabriel Zucman, rafforza tali previsioni, con l’87% degli intervistati che si aspetta “un aumento” o “un significativo aumento” della disuguaglianza di reddito nel proprio paese, a causa della pandemia. In assenza di un’azione adeguata e coerente da parte dei Governi, la Banca Mondiale prevede inoltre che entro il 2030 oltre mezzo miliardo di persone in più vivranno in povertà, con un reddito inferiore a 5,50 dollari al giorno.
Il virus della povertà
Il Covid-19 è diventato il “virus della povertà”. L’effetto combinato della pandemia e del crollo dei consumi del 10,8% (pari a una perdita di circa 120 miliardi di euro rispetto al 2019) ha spinto alla chiusura oltre 390 mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato nel 2020, fenomeno non compensato dalle 85 mila nuove aperture. Questa la stima sulla nati-mortalità delle imprese del commercio non alimentare, dell’ingrosso e dei servizi dell’Ufficio studi di Confcommercio, secondo cui, pertanto, la riduzione del tessuto produttivo nei settori considerati ammonterebbe a quasi 305 mila imprese (-11,3%).
Suicidi in aumento
Negli Stati Uniti uno studio redatto dal Well Being Trust e dai ricercatori dell’American Academy of Family Physicians, stima per il prossimo decennio ben 75 mila vittime legate alla crisi del coronavirus, classificate come “morti per disperazione”. Secondo gli ultimi dati disponibili in Italia si tolgono la vita ogni anno circa 4 mila persone. Nel 10 settembre 2019 durante la Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio, l’Istituto Superiore di Sanità ha presentato l’Osservatorio epidemiologico sui suicidi e tentativi di suicidio (Oestes), un progetto in collaborazione con Istat, Ministero della Salute e Dipartimento di Neuroscienze salute mentale e organi di senso (Nesmos) dell’Università La Sapienza di Roma. Obiettivo dell’Osservatorio sarebbe quello di fornire un quadro epidemiologico accurato sui suicidi e sui tentativi di suicidio in Italia grazie anche alle informazioni provenienti dai Pronto soccorso e dagli ospedali. Ma della sua attività non si hanno ancora notizie.
In ogni caso, scrivono Monica Vichi e Silvia Ghirini, rispettivamente del Servizio Tecnico Scientifico di Statistica (STAT) e del Centro Nazionale Dipendenza e Doping dell’ISS “il pericolo che l’attuale crisi sanitaria, con le associate conseguenze economiche e sociali, possa causare anche un aumento dei suicidi è uno scenario molto probabile ma forse non ineluttabile. La situazione che il mondo sta attraversando è in qualche modo senza precedenti e sono sconosciuti gli effetti a lungo termine del ‘distanziamento sociale‘, del confinamento in casa, della convivenza con una familiare affetto da Covid-19, nonché delle limitazioni all’accesso ai servizi sanitari e di prevenzione e cura. I ceti sociali più svantaggiati, in particolare, vedono messi a rischio anche il soddisfacimento dei loro bisogni primari, a causa della perdita del lavoro o della riduzione del reddito dovuto al fermo delle attività produttive.
Sulla base di questi dati nasce una domanda spontanea: perché non prevedere una “quota salvavita” per tutta la durata dell’emergenza sanitaria realizzata su misura per singoli, famiglie ed imprese?
Quota salvavita
Il nome stesso definisce l’eventuale manovra finanziaria. Non si tratta di elargire denaro a pioggia fuori controllo, ma di garantire la sopravvivenza a cittadini ed imprese per tutta la durata delle restrizioni. Per le imprese potrebbe essere una quota in grado di assicurare uno stipendio mensile a dipendenti e titolari d’azienda, per le famiglie un sostegno mensile prefissato in base al numero dei costituenti del nucleo familiare in difficoltà, così anche per i singoli cittadini inoccupati e in stato d’indigenza.