Solo qualche mese fa il prestigioso The Guardian ha dedicato uno speciale a Raffaella Carrà celebrandola come la donna di spettacolo che ha cambiato il costume non solo in Italia, ma anche in Sud America. È difficile scrivere di Raffaella Carrà: è la televisione con la quale siamo cresciuti, più generazioni, è stata una artista che ha saputo coniugare come pochissime l’essere diva con l’essere una donna sincera e naturale quasi una compagna di viaggio per molti di noi. Una di casa ma senza mai dirlo, senza mai farlo pesare. Capace di rivolgersi a un pubblico omogeneo ma diverso: perché comunicava con tutti i livelli di chi la guardava. Con chi voleva distrarsi, con la casalinga di Voghera, con l’intellettuale che comprendeva la sua ironia, con gli uomini che su di lei hanno sognato ma con rispetto, con chi capiva che dietro quel caschetto biondo c’era una professionalità rara.
Raffaella Carrà è una icona che è sempre riuscita a sfuggire al divismo di certe meteore della televisione. Mentre ballava il tuca-tuca era già avanti e pensava a come l’Italia che lei visse anche sullo schermo era una Italia complessa, un’Italia uscita dal benessere economico, illusa dalla ricchezza dei quiz, dalle maschere degli spettacoli di varietà, prima in bianco e nero poi a colori, con una energia che dava allegria senza bisogno di dirlo. Trasgressiva perché rivoluzionaria: non era le ballerine gemelle che mostravano le gambe, con le provocazioni voleva renderci migliori, più uguali, con le canzoni allusive renderci la gioia di un amore che non è mai peccato. È stata la Sophia Loren della televisione, ma non ha avuto bisogno di allontanarsi per farsi mito.
Ricordo una intervista per il suo ultimo programma su Rai3: era a casa del Maestro Muti e si percepiva come un genio della musica, riservato e grandissimo senza bisogno dei concertoni pop, riconosceva nella Carrà una artista alla pari. Raffaella Carra ha dimostrato la sua grandezza anche nella malattia. Mai esibita, mai fatta diventare uno show televisivo come molti. Non rispondeva a chi, anche ultimamente l’aveva ritratta prostrata coi capelli bianchi e sbattuta in prima pagina. Ha continuato a essere discreta, anche al suo compleanno due settimane fa. Ha dato una lezione che non dobbiamo dimenticare: ad un mondo dello spettacolo che, alcuni giorni fa, aveva persino riesumato delle foto di nudo della Carrà. Pur di ottenere una reazione. Niente. Lei sapeva che era arte, non bisogno di apparire. Ha influenzato la nostra società come pochi altri. E come a pochi altri, pochissimi, a Raffaella Carrà dobbiamo il nostro grazie. Perché ci ha reso migliori. E pochissimi in tv l’hanno fatto.
Gian Paolo Serino, 5 luglio 2021