Non poteva mancare l’ultima stoccata di Luciana Littizzetto al governo Meloni. Nella serata di ieri, infatti, si è concluso ufficialmente il percorso di Fabio Fazio, con la sua trasmissione Che Tempo Che Fa, nella Rai. E la comica ha deciso di salutare il pubblico alternativamente, con un “Bello Ciao!”, proprio alludendo al post del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che al momento della chiusura del programma “esultò” sui social twittando un secco “Belli ciao”.
Gli addii dalla Rai
Ebbene, in queste ultime settimane, la sinistra ha già cominciato a parlare di egemonia culturale del centrodestra. Prima l’addio di Fazio e Littizzetto, poi le dimissioni di Lucia Annunziata: l’impostazione di Giorgia Meloni sarebbe quella di creare un’informazione pubblica univoca, volta esclusivamente a cantare le opere dell’esecutivo. E qui c’è già un primo problema. Prendendo in esame il caso della Annunziata, per esempio, il programma era stato riconfermato per un’altra stagione e le sue dimissioni sono proprio arrivate dopo il via libera per la continuazione di Mezz’ora in Più. Insomma, tutto ma non un programma televisivo condotto da una giornalista vicina a Giorgia Meloni o lontanamente di destra.
Ma facciamo un passo in più e andiamo a riesaminare quali sono i programmi che vanno in onda sulla televisione pubblica italiana, e lasceremo a voi lettori il giudizio, la decisione finale sul fatto se l’egemonia culturale sia professata ed applicata da destra.
L’egemonia culturale della sinistra
Prendendo in esame i primi tre canali (Rai 1, Rai 2 e Rai 3) possiamo denotare, oltre alla presenza dei citati Fabio Fazio e Lucia Annunziata, anche di Marco Damilano – ex direttore dell’Espresso ed oggi collaboratore del Domani, il quotidiano di De Benedetti – e Massimo Gramellini, editorialista del Corriere della Sera. I due conducono rispettivamente Il Cavallo e La Torre e Le Parole.
Ma continuiamo. Tra i programmi televisivi vicini al centrosinistra possiamo denotare anche Report e Presadiretta, rispettivamente condotti da Sigfrido Ranucci e Riccardo Iacona, per poi passare agli immancabili Cartabianca e Sanremo, diretti rispettivamente da Bianca Berlinguer ed Amadeus, che nelle ultime edizioni del festival musicale potremmo dire che abbia condotto un vero e proprio festival sul gender, culminato per ultimo con il bacio tra Fedez e Rosa Chemical. Da menzionare è anche la trasmissione Storie Italiane, condotta dal 2020 dalla giornalista Serena Bortone, la quale pochi anni fa dichiarò di frequentare i pride dal 2000 “da Miami a Roma. Non ho mai accettato che un Paese come il nostro non riconoscesse i diritti di tutti”. Si ricordi infine su Rai 3 Agorà, diretto dal 2022 da un’altra giornalista, Monica Giandotti, moglie del giornalista Stefano Cappellini, anch’ella che scrive sulle colonne di Repubblica. Dal 2011 è caporedattore del Messaggero.
All’interno di questi nomi della comunicazione, che ovviamente hanno poco a che fare col il governo di Giorgia Meloni, possiamo trovare una eccezione solo con Bruno Vespa (Porta a Porta) e Manuela Moreno di Tg2 Post. Insomma, uno chiaro squilibrio che, nonostante tutto, è bastato alla sinistra per lanciare l’allarme egemonia culturale. Una situazione strana, visto che il primo a divulgare il concetto di “egemonia” fu proprio il padrino della sinistra italiana: Antonio Gramsci. Ed in questi anni la televisione pubblica ha seguito di pari passo il suo insegnamento.