Era un avvertimento? Oppure un cambio di strategia? La dimostrazione che Putin è alle corte o la conferma che l’Armata russa ha ritrovato rinnovato vigore? Difficile interpretare le tre esplosioni avvertite oggi a Kiev. Ma sono un punto importante in questa guerra, che doveva essere “rapida” e che invece si sta trasformando in un conflitto lungo e doloroso. Con tutto il carico di morte e distruzioni che comporta.
Dopo il fallimentare assalto iniziale di fine febbraio, quando alcuni reparti speciali russi approdarono all’aeroporto di Hostomel e cercarono di far cadere il governo ucraino, ne è passata di acqua sotto i ponti. Prima Mosca ha cercato di conquistare la città con i carri armati fatti partire dalla Bielorussia. Poi ha dovuto rivedere i suoi piani, lasciare la zona Nord-Ovest dell’Ucraina per concentrarsi sul Sud e sul Donbass. Adesso la Russia controlla circa il 20% del territorio di Kiev, Odessa resta assediata dalle navi di Putin e l’esercito russo avanza negli Oblast rivendicati dai separatisti. Gli scontri ora si concentrano a Severodonetsk, dove fino a ieri i russi controllavano il 70% del territorio ma una controffensiva ucraina pare averne liberato la metà.
Da diverse settimane, comunque, Kiev viveva una sorta di tranquillità irreale. Niente più soldati russi alle porte. Meno bombardamenti. Niente sirene che suonano ogni cinque minuti.
Poi stamattina la capitale si è svegliata sotto attacco. La missione missilistica russa è partita da un aereo Tu-95 che sorvolava il Mar Caspio, almeno secondo quanto riporta l’Aviazione Ucraina. La tipologia di caccia utilizzato non è un dettaglio secondario: quadrimotore di fabbricazione sovietica, il Tu-95 è in grado di portare a termine anche attacchi nucleari. E nella sua versione moderna può anche lanciare missili da crociera a lungo raggio. Sembra quasi che Putin volesse mandare un messaggio. Del tipo: abbiamo ancora grosse capacità belliche.
Stando al portavoce del ministero della Difesa di Mosca, il raid avrebbe permesso di distruggere blindati inviati dalla Nato e dall’Occidente all’Ucraina. “Missili ad alta precisione a lungo raggio lanciati dalle forze aerospaziali russe contro la periferia di Kiev hanno distrutto i carri armati T-72 forniti dai paesi dell’Europa e altri veicoli corazzati che erano negli hangar”, ha detto Igor Konashenkov. Anche questo, dettaglio non indifferente. Perché dopo la promessa da parte di Biden di inviare missili in grado teoricamente di colpire il territorio russo, sembra quasi che Mosca volesse confermare quanto annunciato ieri da Putin. Ovvero che la Russia è in grado di “schiacciare come noci” le armi inviate dalla Nato.
Non è un mistero che i sistemi Himars preoccupino il Cremlino. Ed è forse per questo che il raid odierno ha voluto mandare un messaggio. Questo: siamo in grado di distruggerli. Per Putin, infatti, qualora i missili verranno consegnati, allora la Russia ne trarrà “le conseguenze appropriate” e utilizzerà le “armi distruttive, e ne abbiamo in quantità sufficienti, per colpire obiettivi che non stiamo ancora colpendo. Il raid odierno sembra quasi una asserita “prova” a sostegno della minaccia. A cui va aggiunto anche l’annuncio di aver abbattuto vicino ad Odessa un aereo da trasporto ucraino Antonov An-26 carico di armi.
L’altra ipotesi, invece, è che la mossa del Cremlino nasconda difficoltà. E che sia il tentativo disperato di evitare l’invio dei missili a lungo raggio da parte degli Usa, minacciando non solo l’escalation militare con la Nato, ma anche una ripresa dei bombardamenti su Kiev.