Quello che potete vedere qui sotto è il video inedito sull’inseguimento dello scorso 24 novembre conclusosi con l’incidente in cui è morto Ramy Elgaml al quartiere Corvetto di Milano. Una fuga in motorino lunga otto chilometri per le vie del centro città, con il drammatico epilogo all’angolo tra via Quaranta e via Ripamonti. Le immagini diffuse dal Tg3 e dal Tg di La7 mostrano gli istanti dell’inseguimento tra la gazzella dei carabinieri e lo scooter sul quale ci sono Ramy e l’amico-conducente Fares Bouzidi.
I fatti sono noti. I due giovani in piena notte non si sono fermati all’alt delle forze dell’ordine. Sulle loro tracce ci sono tre gazzelle: la Volpe 40 e la Volpe 60, entrambe del Nucleo radiomobile di Milano. “Vaff… non è caduto”, si sentono dire i carabinieri. La folle corsa dei due stranieri però prosegue per 8 lunghi chilometri con manovre spericolate e strade imboccate contromano. Ad un certo punto si sente uno dei carabinieri affermare: “Chiudilo, chiudilo che cade”. Le manovre spericolate di Fares portano a un primo impatto tra auto e scooter, poi vicino al Palazzo di Giustizia Ramy perde il casco e i militari se ne accorgono, poi il tragico epilogo. Quando la prima radiomobile annuncia via radio l’incidente, un militare che non ha ancora visto nulla risponde “Bene”.
È la videocamera collocata tra via Ripamonti e via Solaroli ad inquadrare il momento dell’impatto anche se da lontano. Nelle immagini si vede il T-Max tentare una svolta a sinistra. Secondo i telegiornali che hanno mandato in onda il video, l’auto dei carabinieri “sembra tamponare” Ramy e Fares facendoli cadere e schiantare contro il semaforo. Ramy muore sul colpo, secondo l’autopsia, a causa di una lesione dell’aorta. La7 mostra una foto in cui si vedono i peli del giaccone del giovane incastrati nella targa della gazzella. Ma è davvero così? Il video è davvero la “prova” del contatto tra i due mezzi?
Al momento le versioni sono contrastanti. I militari continuano a sostenere di non averlo toccato, mentre un testimone – quello che nel video si vede “scansarsi” a pochi metri dell’impatto – ricorda di aver sentito il rumore di un contatto. Tra ipotesi e testimonianze, c’è però un documento che dovrebbe essere il punto di partenza di tutti: la prima relazione scritta sull’incidente depositata dai vigili urbani. Ebbene, stando a quanto si legge, i vigili escludono un tamponamento tra auto e scooter in prossimità del punto dove il TMax perde il controllo. In base a quanto ricostruito, in via Quaranta angolo via Ripamonti lo scooter e l’auto sono molto vicine, entrambe in contromano, ma tra i due mezzi non ci sarebbe stato contatto. L’impatto secondo i vigili ci sarebbe stato prima che i veicoli entrassero nell’inquadratura della telecamere presente in via Solaroli, prima della tragica curva costata la vita a Ramy. I frame mostrerebbero come tra il TMax e la Gazzella ci sarebbe della “luce”, cioè spazio, fattore che insieme alle analisi sul posto hanno spinto i vigili ad ipotizzare l’assenza di una relazione di causa effetto tra la caduta e uno speronamento.
Insomma, il contatto ci sarebbe forse stato, ma precedentemente e lateralmente, come testimoniata dalla presenza di “tre segni grigi all’altezza della pedana destra del passeggero” sull’auto dei militari e poi “sulla staffa posteriore della marmitta” la fascetta di metallo che regge il terminale di scarico è piegata in avanti”. Riassumendo, “il contatto sarebbe infatti avvenuto alcuni attimi prima, quando nel video si vede solo il chiarore dei fari dei due veicoli in arrivo. In quegli istanti, un improvviso ‘incrocio’ delle tracce luminose e un ‘movimento’ laterale del fascio di luce dello scooter è interpretato dai vigili come segnale dell’urto”. Sempre nella relazione dei vigili urbani, la caduta viene addebitata a un mix di fattori: dalla velocità elevata alla curva troppo stretta, fino al pavimento bagnato. Ciò che è certo, almeno stando a quel documento, è che non ritengono il contatto tra scooter e auto la causa del dramma.
Il nuovo video evidenzia davvero senza dubbio le responsabilità degli agenti? Le immagini sono poco chiare ma soprattutto non dimostrano – con chiarezza – ancora nulla. Senza dubio la battaglia legale sarà serrata. A dirimere la questione sarà probabilmente la perizia cinematica che la Procura ha affidato nelle mani di un esperto. I legale di Fares ipotizzano “l’omicidio volontario”, ma anche qualora il tamponamento nel momento della caduta ci fosse stato, anche i pm sembrano orientati ad escludere che si sia trattato di un colpo volontario da parte dei carabinieri. Le immagini, in effetti, sembrano escludere uno “speronamento” nel senso classico del termine.
Purtroppo c’è una considerazione che non cambierà né oggi, né domani: questa tragedia poteva essere evitata. Sarebbe bastato rispettare l’alt, senza fughe ad altissima velocità per le vie di Milano.
Diversa invece la questione dei video nel cellulare del testimone. In una sequenza della telecamere montate sulle gazzelle, infatti, si vedono due militari avvicinarsi al ragazzo che ha raccontato di avere ripreso l’incidente e a cui i carabinieri avrebbero intimato di cancellare il video. Un comportamento che, se confermato, sarebbe ovviamente imperdonabile. Per questo i due militari che si vedono nelle immagini sono indagati per falso e depistaggio, mentre ad altri quattro è stato sequestrato il cellulare. Il dispositivo del testimone è ora sottoposto a perizia forense per verificare se quel video esiste e cosa effettivamente abbia ripreso.
Franco Lodige, 8 gennaio 2025
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