Cronaca

Ramy, ora parla il superpoliziotto: “Vi spiego io come stanno le cose”

L’inseguimento, le tecniche operative, il Tmax e l’incidente di Corvetto. Il Comandante Alfa: “Tanti parlano senza sapere”

A Quarta Repubblica parla il Comandante Alfa del reparto che fu creato negli anni ’70 per combattere il terrorismo. Il super poliziotto, che è costretto a coprirsi il volto perché più volte minacciato, analizza l’inseguimento che a Milano ha portato alla morte di Ramy Enlgaml, il giovane di origini egiziane morto a Corvetto dopo che l’amico che guidava lo scooter non si è fermato all’alt dei carabinieri.

“In questo video si vede chiaramente che la gazzella è sempre stata molto distante dal TMax, che è uno scooter che può andare anche a 200 all’ora”, dice il Comandante Alfa (guarda qui il video). “L’inseguimento è uno stress. Quando non ti fermi all’alt sai a cosa vai incontro, c’è la possibilità che tu possa cadere. Mi dispiace che il ragazzo sia morto, ma dovrebbe servire da esempio. Dico no all’accanimento contro le forze di polizia“. Poi lo sfogo contro gli ospiti in studio, tra cui il professor D’Orsi: “Cosa stanno dicendo? Non sanno. Hanno fatto i carabinieri? L’inseguimento è continuato perché evidentemente deve continuare finché non si blocca. Perché sul momento non sai cosa può aver fatto. La gente deve sapere che se non ti fermi ad un blocco di polizia rischi la vita”.

E ancora: “Ci sono stati inseguimenti in cui la gazzella dei carabinieri è stata speronata e i militari sono morti. E nessuno ne ha parlato. Non ci sono nemici buoni e nemici cattivi: se scappi da un posto di blocco è un ‘nemico’ e vuol dire che ha fatto qualcosa”. La parola “nemico” fa scattare sulla sedia D’Orsi. E in studio scoppia la lite.