Politiche green

Reato di negazionismo climatico? In galera pure gli amici di Bonelli

Politiche green

Se non esistesse bisognerebbe inventarlo. Parlo di Angelo Bonelli, un angelo anche di fatto: non appena apre bocca ci mette subito di buon umore, e di questi bellicosi tempi la cosa è salvifica. L’ultima volta che l’ha aperta, Bonelli profferiva il seguente monito: «Presento una proposta di legge per introdurre il reato di negazionismo climatico, perché i negazionisti climatici fanno più danni della grandine, della siccità e delle alluvioni messe insieme».

La strana logica di Bonelli

Seguire la ferrea logica di solo questa frase è uno spasso. Cerchiamo di seguirla, anche se lo sforzo è notevole. E, al momento, non domandiamoci cosa negazionismo climatico significhi, un’occasione di altro spasso alla quale arrivo fra poco. A uno guidato anche solo dalla pur imperfetta logica Aristotelica verrebbe da dire che un danno è di solito la conseguenza di un’azione, mentre il complesso sistema di neuroni di alcuni ambientalisti fa loro dedurre che il solo fatto di negare una cosa – che secondo i medesimi sarebbe verità incontrovertibile – per ciò stesso si producono danni.

Ora, divertiamoci a negare le verità veramente più incontrovertibili: Roma non è la capitale d’Italia, 2+2 non fa quattro, la Terra non è tonda ma è un cubo. Come queste mie appena enunciate negazioni possano costituire un danno è un mistero che sicuramente il Bonelli saprà motivare in una sua apposita proposta di legge mirata a sbatterci in galera.

Bonelli e il negazionismo climatico

Ad ogni buon conto io mi auguro veramente che il colpo di genio si materializzi e una proposta di legge sul negazionismo climatico sia sbroccolata. Per varie ragioni. Primo – la ragione più importante – è perché non vogliamo essere privati del buonumore che l’onorevole trasmette in modo così spontaneo e generoso. Anche se, a dire il vero, con quello che gli paghiamo di stipendio potremmo pretendere di più.

Un’altra ragione è che non vorrei perdermi lo spettacolo di vedere ammanettati tutti i compagni di partito dell’onorevole. I quali da decenni lamentano che «non ci sono più le quattro stagioni», che è come sostenere che non ci sono i cambiamenti climatici: in galera! Il loro avvocato s’azzeccagarbuglierà sostenendo che parlavano delle omonime pizze, magari convincerà la Corte, e otterrà per essi l’assoluzione.

Le mezze stagioni? Ci sono

Qualcuno, a dire il vero, lamenta che «non ci sono più le mezze stagioni». Senonché, il servizio meteorologico dell’aeroporto di Milano-Linate, registrava nel 2022 le seguenti temperature massime: nel mese di gennaio oscillazioni tra 3 e 16 gradi, e nel mese di luglio oscillazioni tra 31 e 37 gradi, con ciò provando che le due stagioni estreme esistono; invece si registrarono temperature massime oscillanti tra 10 e 25 gradi in aprile e tra 19 e 25 gradi in ottobre, con ciò provando che esistono anche le mezze stagioni. Alla fine, anche quei compagni di partito di Bonelli che negano le mezze stagioni verrebbero sbattuti in galera dalla legge del loro stesso presidente.

Chi è il negazionista climatico

Mi si informa che per negazionista climatico il deputato intende «colui che nega che il cambiamento sia colpa dell’uomo e s’incaponisce che è cosa naturale». Insomma, il negazionista climatico del Nostro non nega né il clima né il cambiamento. Anzi, prende per buoni tutti i dati climatici che gli vengono offerti dai non-negazionisti, ma proprio tutti. Solo che mentre questi ultimi interpretano quei dati affermando che essi sono quel che sono per colpa dell’uomo, i negazionisti del Bonelli interpretano quei dati affermando che quei dati sono quel che sono perché la Natura è quel che è. Insomma, Bonelli vorrebbe sanzionare chi non interpreta i dati come li interpreta lui. Cosicché se un giorno egli si convincesse d’essere Napoleone, noi potremmo attenderci un disegno di legge che istituisce il reato di negare quel convincimento.

A ulteriore sostegno della necessità di mettere in galera i “suoi” negazionisti, Bonelli produce i chicchi di grandine “grossi come palle da tennis”, piovuti pochi giorni fa nel Triveneto e attribuiti alla sola esistenza dei negazionisti. Un rapido calcolo consente di stimare in 300 grammi la massa di quei chicchi. E una rapida ricerca in internet ci informa che i chicchi di grandine più grandi mai registrati (con massa fino a oltre un chilogrammo) piovvero nel Bangladesh nell’aprile 1986 e in Svizzera nell’agosto del 1927.

Da Pecoraro Scanio alla grandine

Per meglio motivare la proposta di legge, Bonelli potrebbe dire che la colpa dei negazionisti sarebbe che essi inducono i responsabili politici ad evitare la transizione energetica. E qui non capisco le preoccupazioni dell’onorevole, giacché, di tutta evidenza, i responsabili politici se ne stanno bellamente impipando dei negazionisti, come il Pacchetto per il clima 20-20-20 approvato dalla Ue nel 2008 e il più recente Green new deal, inequivocabilmente attestano. A questo proposito, visto che ci siamo, non possiamo non osservare che, in ordine alla transizione energetica, a fronte di una domanda elettrica nazionale di meno di 35 GW, l’Italia ha già installato 40 GW di impianti eolici e fotovoltaici, grazie alle leggi volute nel 2007 da un precedente Presidente Verde, che allora era ministro: Alfonso Pecoraro Scanio. Epperò, quei 40 GW non hanno evitato né le siccità, né le alluvioni, entrambe temute da Bonelli. E non hanno evitato i chicchi di grandine. Suona un qualche campanello in proposito?

Per ultimo, ma non ultimo. Angelo Bonelli è in politica da, praticamente, sempre. Ci auguriamo che codesta promessa legge l’abbia già pronta (sennò non si capisce cosa egli abbia fatto finora), e ne attendiamo il deposito nei prossimi giorni. Diversamente, azzardiamo un limite: Natale. Se entro Natale avremo la legge, la commenteremo, e se a Natale nulla sarà ancora pervenuto, ne chiederemo conto al nostro amico. Moriamo dalla voglia di leggere il testo, perché non si dica mai che egli parli a vanvera.

Franco Battaglia, 24 luglio 2023