La stretta al reddito di cittadinanza decretata dall’ultima Manovra funziona. Eccome. Con buona pace di chi, non senza una buona dose d’ipocrisia, l’ha a lungo criticata. E di chi continua a farlo. Ed anche di chi, nel disperato ma pressoché inutile tentativo di delegittimare ancora una volta il governo, parla, udite udite, di “destra che spaventa gli italiani”. Il tutto, pur di non ammettere che i correttivi apportati al provvedimento dall’esecutivo di centrodestra risultano essere efficaci e mostrare i primi incoraggianti segnali. Ma d’altronde, si sa, l’onestà intellettuale è cosa assai rara oggigiorno in politica. Soprattutto da parte di una certa politica, dalla quale c’è veramente ben poco da aspettarsi. E di cui meravigliarsi.
Ma i numeri, e anche questo si sa (o perlomeno dovrebbe sapersi), lasciano poco spazio a dubbi o a bizzarre interpretazioni personali. I numeri sono lì, sotto gli occhi di tutti, e restituiscono un quadro fin troppo chiaro: 65,23% in meno di richieste di sussidio nel primo bimestre dell’anno, rispetto a quelle registrate nello stesso periodo del 2022. Per l’esattezza, le domande presentate per l’accesso alla misura nei mesi di gennaio e febbraio 2023 sono state 90.287, contro le 261.378 dell’anno precedente. Lo stesso trend può essere riscontrato se si guarda al numero di nuclei familiari percettori: a febbraio erano 1.001.743 (il dato più basso registrato da ottobre 2020), il 17,48% in meno rispetto al febbraio 2022, in cui si contavano 1.213.789 nuclei beneficiari di sussidio. Non basta? In tal caso, mettiamoci pure che si sono sensibilmente ridotti anche i nuclei percettori composti da una sola persona: da 537.238 di gennaio ai 460.775 di febbraio, e la spesa mensile: dai 657,8 milioni di gennaio ai 576,3 milioni a febbraio.
Per approfondire
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I numeri appena snocciolati appaiono già di per sé inequivocabili, e certificano indiscutibilmente la bontà dell’azione correttiva posta in essere dall’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, volta a scoraggiare l’iniziativa dei tristemente noti “furbetti del reddito di cittadinanza”. Ma la capacità di dissuasione del governo sembrerebbe, inoltre, aver conferito nuova linfa e vivacità al mercato del lavoro, che ha, tra l’altro, fatto registrare una significativa crescita del numero degli occupati: 100 mila posti di lavoro in più creati tra gennaio e febbraio al netto delle cessazioni. Il motivo? In buona parte va ricercato nel fatto che, con l’inizio del 2023, ben 83 mila “inattivi” si sono riattivati nella ricerca di un lavoro. E ciò, soprattutto per via dei più stringenti requisiti d’accesso alla misura.
Beh, cos’altro aggiungere? Avanti tutta sulla strada tracciata dal centrodestra con l’ultima Finanziaria, che, al netto delle sterili ed infruttuose polemiche e dei partigianesimi vari, sta (numeri alla mano) dando i frutti sperati.
Salvatore Di Bartolo, 29 marzo 2023