Ospite martedì scorso di Oggi è un altro giorno, in onda su Rai1, il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, il grillino Stefano Patuanelli, ha finalmente inventato il moto perpetuo. Dopo aver seguito un breve filmato in cui, in sintesi, alcuni imprenditori sostenevano che il nostro lunare reddito di cittadinanza rappresenta un serio disincentivo nella ricerca di un lavoro produttivo, Patuanelli ha esposto la sua infallibile ricetta per risolvere questo “piccolo” inconveniente economico: continuare il rafforzamento delle politiche attive del lavoro e – udite udite o rustici – “alzare l’asticella dei diritti e dei salari dei lavoratori”. Ed alla conduttrice, la abbastanza confusa Serena Bortone, che ha chiesto come realizzare ciò, il ministro del lavoro ha svelato l’arcano: salario minimo europeo!
Una roba da far impallidire il famoso alchimista Paracelso, che tentò inutilmente di trasformare il piombo in oro, impiegando gran parte della sua esistenza nella vana ricerca della mitica pietra filosofale. Impresa evidentemente riuscita al nostro ottimo Patuanelli, al quale basterà semplicemente pronunciare la frase magica, “salario minimo europeo”, per consentire ad un Paese storicamente afflitto da tassi di occupazione tra i più bassi nel mondo avanzato di far concorrenza alla Svizzera, nazione confinante che ci supera di oltre 20 punti percentuali.
Ovviamente i detrattori di questo autorevole esponente della rivoluzione dolce a 5 Stelle potrebbero obiettare che già prima del Covid-19 il mercato del lavoro era afflitto da un eccesso di costi e di oneri burocratici. Ma con l’aggiunta dei demenziali protocolli sanitari si è sostanzialmente inferto il colpo di grazia alle residue possibilità di rendere più umana e funzionale la cornice normativa entro cui si sviluppa il medesimo mercato del lavoro.