Politica

Reddito M5s, ex percettori spariti: volevano il divano, non il lavoro

Sono arrivate solo 40 mila domande dagli ex percettori per il nuovo sostegno

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Scendono in piazza, mettono a ferro e fuoco le città, protestano a gran voce contro l’esecutivo per aver posto fine agli effetti perversi di uno strumento nato per combattere la disoccupazione, ma divenuto ben presto una vera e propria alternativa al lavoro. Eppure, i cosiddetti “attivabili” al lavoro che nelle scorse settimane hanno perso il diritto ad usufruire del reddito di cittadinanza rinunciano volontariamente ad iscriversi al Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa. Incredibile ma vero. Dicono di volere un posto di lavoro, ma non sembrano minimamente disposti a cogliere le opportunità connesse al nuovo strumento studiato dal governo Meloni per prendere il posto del sussidio grillino.

Si tratta del Supporto per la formazione e il lavoro, misura che riconosce agli aventi diritto un bonus di 350 euro mensili in caso di partecipazione del beneficiario a corsi e progetti di formazione. Il nuovo strumento di attivazione al lavoro non sembra tuttavia piacere agli ex percettori di reddito di cittadinanza. Su 210 mila soggetti a cui è stato revocato l’assegno, meno del 20% ha presentato domanda per l’accesso alla nuova misura introdotta dell’esecutivo di centrodestra, ovvero appena 40 mila persone. I conti quindi non tornano. I motivi? Probabilmente molti ex percettori sperano ancora di essere presi in carico dai servizi sociali, mirando così a rientrare nella platea dei beneficiari di reddito di cittadinanza. Troppo conveniente il sussidio grillino per essere sostituito con un banalissimo corso di formazione retribuito della durata di soli 12 mesi. Non c’è storia.

Un’altra ragione potrebbe essere legata al fatto che molti ex percettori, nello stesso momento in cui usufruivano dell’assegno pentastellato, erano impiegati nell’economia sommersa, conciliando così il reddito derivante dalla misura assistenziale con un reddito da lavoro, seppur irregolare. In tal caso, il deterrente risiederebbe nell’obbligo di frequenza ai corsi previsto dalla nuova misura, che di fatto impedirebbe ai beneficiari di lavorare a nero. Come se fosse normale farlo.

Ad ogni modo, quali che siano le ragioni di fondo, una cosa appare certa: le vedove del reddito di cittadinanza non sembrano voler prendere in considerazione nessun’altra strada che non conduca all’amatissimo sussidio. Né che si tratti di un semplice posto di lavoro, per carità, né tantomeno di qualsiasi altro strumento di attivazione al lavoro. E questo dovrebbe far riflettere.

Salvatore Di Bartolo, 1° ottobre 2023