Referendum cittadinanza, il grave errore della sinistra

La raccolta firme rappresenta una sorta di specchietto per le allodole ad uso e consumo del campo largo

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Schlein e Magi campo largo

Senza entrare nel merito della complessa questione legata ai requisiti per ottenere la cittadinanza italiana, il referendum promosso da Riccardo Magi di +Europa rappresenta un grave errore politico per il cosiddetto campo largo, tant’è che lo scaltro Giuseppe Conte si è ben guardato da apporre la sua firma, limitandosi a simpatizzare per il ben più blando Ius scholae proposto, a mio avviso incautamente, da Forza Italia.

In soldoni, le stime ci dicono che sarebbero ben 2,5 milioni i soggetti interessati dalle modifiche referendarie, contro gli appena 135mila dallo citato Ius scholae e circa 500 mila dallo Ius soli. Ora, una legge non scritta della politica impone soprattutto ai grandi partiti e alle coalizioni con ambizioni di governo di non prendere mai una posizione netta sui temi sempre scivolosi dei diritti civili. Temi sempre molto divisivi che possono creare inutili e deleterie contrapposizioni all’interno della propria base elettorale, contrastando con la necessaria propensione ad includere differenti sensibilità che dovrebbe sempre animare le stesse coalizioni.

In questo senso, se il centrosinistra pensasse, nel caso di una difficile vittoria referendaria, di capitalizzare l’eventuale voto dei soggetti interessate, sbaglierebbe di grosso. In primis perché su questo tema non è affatto detto che i suoi elettori e simpatizzanti siano schierati compatti su una così epocale svolta. Inoltre, una volta presa la cittadinanza con la scorciatoia immaginata dal genio incompreso di Magi, è anche possibile che molti dei “nuovi italiani” decidano di aderire a parrocchie politiche diverse da quelle capitanate dalla sempre più confusa Elly Schlein.

Infine, gli stessi cittadini orientati a sinistra potrebbero giustamente rimproverare ai propri rappresentanti di aver concentrato troppe energie nei riguardi di un tema dagli evidenti aspetti ideologici e simbolici, trascurando tutta una serie di ben più importanti questioni sociali ed economiche sulle quali la stessa sinistra, soprattutto da quando ha sposato il radicalismo della Schlein, non sembra andare al di là dei soliti e assai stantii slogan dei tempi andati.

Da qui il sospetto che, avendo ben poco da raccontare ad un Paese stanco delle chiacchiere e delle illusioni vendute all’ingrosso, il referendum sulla cittadinanza rappresenti una sorta di specchietto per le allodole ad uso e consumo delle medesime allodole elettorali.

Claudio Romiti, 26 settembre 2024

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