A Rob Hoogland è stata negata la libertà su cauzione la scorsa settimana dalla Corte Suprema di Vancouver. Resterà nel centro di custodia cautelare di North Fraser, dove risiede ormai da oltre dieci giorni. Hoogland è un papà che da due anni vive rimbalzando da una corte all’altra, e oggi è in galera per essersi rifiutato di collaborare, in alcun modo, alla “transizione” della figlia, non ancora adolescente, da femmina a maschio, sotto spinta della scuola e della “clinica di genere”.
È stato arrestato anche perché si è rifiutato di rivolgersi alla figlia con pronomi maschili, al contrario di quanto la corte gl’imponeva. E per aver continuato, nonostante gli fosse stato impedito, la battaglia per difendere la sua bambina. Hoogland ha combattuto finché ha potuto in difesa del suo diritto di padre per avere voce in capitolo sulla terapia ormonale che cambia la vita, fisica e psicologica, di un minore senza il consenso dei genitori. Bisogna ricordare che le procedure che mirano alla riassegnazione del sesso biologico comprendono l’assunzione di particolari sostanze che bloccano la pubertà e il bombardamento a base di ormoni cross-sex, ovvero che caratterizzano il sesso opposto.
L’odissea di un padre senza diritti
Tutto inizia più o meno nel 2018. In Canada c’è una ragazzina di 12 anni cui il consulente scolastico inizia a raccontare che starebbe meglio da maschio. Ci sono delle strade, le racconta. Il bombardamento ormonale è una di queste. Essere transgender potrebbe essere la soluzione più facile, dirò alla scuola di rivolgersi a te, da oggi in poi, come se fossi un maschio. Aggiunge il consulente. La mamma è d’accordo. Il papà decisamente no. E allora inizia l’odissea di Rob Hoogland, che non riesce a capire come tutt’intorno ritengano normale che l’adolescente si senta “un ragazzo intrappolato nel corpo di una ragazza” e che una terapia di ormoni non troppo testata e dagli effetti collaterali gravi e dannosi possa essere la strada giusta. Rob non ha voluto firmare il modulo di consenso informato nel quale è chiaramente indicato che la “terapia” (da quale malattia tocca guarire?!) potrebbe portare a varie complicazioni di salute, tra cui un alto rischio di malattie cardiache, ictus, diabete, infertilità oltre a una crescita malsana delle ossa.
Per la clinica di genere al BC Children’s Hospital, l’Infants Act sostiene che un minorenne è abbastanza “maturo” da dare il consenso a ricevere quel tipo di “assistenza sanitaria”, pertanto c’è poco da discutere. Gli attivisti del mondo transgender possono così giocare con la vita di bambini suggestionabili e insicuri per convincerli che una “transizione” sia la strada per la felicità e saltando a piè pari il consenso di genitori e tutori legali.
Anche il carcere per il gentiore non collaborativo
Nel caso di Hoogland, i tribunali canadesi si sono ripetutamente schierati con l’ospedale e hanno acconsentito al trattamento ormonale. Per completare questa operazione di violento imbavagliamento della volontà e dell’autorità paterna, il tribunale ha severamente proibito a questo papà di rilasciare dichiarazioni pubbliche in questo senso e di discutere il caso con i media. Gli è stato poi impedito di parlare con la figlia, di usare nome e pronomi al femminile. Un giudice ha anche dichiarato che le interviste ai media del signor Hoogland nelle quali diceva che “il dna della bambina non cambierà attraverso queste esperienze”, sono da considerarsi “violenza domestica”.
Un riesame della Corte d’appello della Columbia Britannica, nel 2020, si è pronunciato contro tali posizioni, riconoscendo che non ci fossero prove perché il signor Hoogland fosse condannabile per il tentativo di dissuadere la figlia. E che semplicemente si era davanti al caso di un papà “profondamente in disaccordo su importanti questioni relative alla genitorialità e alle cure mediche”. La sua richiesta di bloccare la transizione, tuttavia, è stata respinta. Il governo del Canada ha stabilito, pertanto, che se un genitore non collabora né condivide la decisione del figlio minorenne di sottoporsi a un’operazione di cambio di sesso dovrà essere sanzionato, fino al carcere.
Dittatura gender
Una delle motivazioni che il giudice ha allegato alla decisione definitiva è stata che il papà si è persino rifiutato di rimuovere un sito per donazioni in cui, spiegando la sua situazione, chiedeva aiuto economico per sostenere le spese legali a cui era costretto. Quell’appello, per la Corte, è stato un’apparente violazione dell’ordine di bavaglio. Una storia giudiziaria che insegna che la vera priorità è l’affermazione della teoria gender, anche a discapito della patria potestà e del diritto dei genitori ad educare i figli come vogliono. In Canada ormai la legge considera i genitori come potenziali nemici della libertà dei figli. Per cui se la famiglia vìola la libertà sessuale o religiosa dei figli può essere segnalata ai servizi sociali. E conseguente inferno giudiziario, oltre che libertà violata.
È chiaro che in questo modo a decidere non sono davvero i più piccoli, non essendo ancora in grado di comprendere la conseguenza di determinate decisioni, ma lo Stato. Il diritto naturale aveva sempre dato, fino ad oggi, questo potere decisionale alla famiglia, ritenendola intrinsecamente più facilmente spinta ad agire per il bene del figlio e non di altri interessi. E invece oggi, che mamma e papà sono considerati una minaccia, specie se contrari al pensiero dominante, si può addirittura arrivare all’arresto di un genitore che si oppone a una violenza come quella della somministrazione al figlio degli ormoni incrociati, e nonostante sia messa in dubbio da sempre più scienziati, medici, giudici e persino genitori e cavie pentiti (e disperati!).
Il governo del Canada ha stabilito che se un genitore non collabora con la decisione del figlio minorenne di sottoporsi a un’operazione di cambio di sesso dovrà essere sanzionato fino al carcere. Il grande Leviatano che nei suoi tentacoli ingloba persino i figli, strappandoli senza pietà, all’amore e al discernimento sacrosanti dei loro genitori, sta vincendo.
Lorenza Fomicola, 1°aprile 2021