“Reginetta di Coattonia”. I cafoni di Repubblica danno lezioni di stile

Francesco Merlo se la prende con la premier per le battute rivolte all’opposizione alla Camera. Da che pulpito

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meloni repubblica

E sì, d’accordo, si può sfruculiare, certisssimamente, sulle pantomime della sora Giorgia alla Camera, possono piacere e non piacere, ma è questione di pulpito: Repubblica? Cioè Repubblica che dà lezioni di bon ton istituzionale? Francesco Merlo? Dai, non puoi essere serio. Repubblica, Merlo che fa il maestrino di stile? Ma si è visto? E no, non vale dire “ma lei è la premier”, su, ragazzi, un minimo di serietà. Su Draghi solo fiori, intinti nel miele, e qui facciamo gli stilisti?

Ora, dai, ci sono testate che avallano la peggio roba da volgo, da trivio, e poi stanno a irrigidirsi per quattro mossette, “Ah, ma l’ha detto anche il Wall Street Journal”, e me cojoni. Eh, quando fa comodo… che provincialismo comunista, signora mia. Ora, se ricordiamo bene, la perfomance della sora Giorgia (che quando fa il dadaumpa con la sora Ursula piace assai meno, almeno a noi), era diretta al geom. Bonelli, quello della premiata ditta Bonelli&Fratoianni, creatori di fenomeni. Tipo Soumahoro, comprendete? Ma sì, quello che, a proposito di stile, entrava alla Camera con gli stivali sporchi (e fregati a un compagno migrante che lavorava davvero, nei campi per giunta).

Quello che ribadiva il diritto all’eleganza per la moglie. Quello con moglie e suocera finite arrestate perché facevano dormire i sacri migranti sulle scale e gli davano blatte a colazione pranzo e cena, ma forse era solo portarsi avanti nell’agenda di Europa 2030. Quello che si è pagato un villino romano coi soldi di un libro che ha venduto copie 3. Quello che “mi dicie che cocia vi o fatcio”. E Repubblica, e Merlo, non trovavano niente di cui sdegnarsi. Neppure sulle panzane vaccinali, climatiche, o da climaterio. Neppure quando vengono fuori certe cose dadaiste, da Monte Verità, sul Brasile dove hanno 68 gradi, ma solo per “percezione termica”. Tutta ‘sta paccottiglia, la pigliate sul serio con un cipiglio agghiacciante. Non avete ironia, autoironia, siete impancati su convinzioni sclerotiche, ancora certi di essere le dame di un castello franato. Avete rotto, fidatevi. In tutti i sensi, avete rotto.

Sapete che c’è? Che questa sega, lo diciamo volutamente, lo ripetiamo, questa sega dei signorini titolati a dar lezioni di etica estetica, è finita, andata, sparita per sempre. Sono ridicoli, sono imbarazzanti, sono patetici. E non hanno non solo titolo, ma neppure faccia per dettare stili e stilemi. Sono quelli che i cialtroni violenti delle università pro Hamas li chiamano studenti. Quelli che gli intolleranti da centro sociale li chiamano dialoganti. Quelli che quando un importato stupra o rapina, nascondono l’identità fino all’ultima riga. “Giovane ragazzo diversamente italiano”. Quelli che leccavano il culo a Greta, figuratevi. Quelli che pompavano l’auto elettrica, oggi già in rottamazione.

Insomma, sono quelli che le hanno sbagliate tutte e dal basso vertiginoso delle loro topiche pretendono di fare i maestrini di armocromia e eleganza, comprendete? E questo nostro pippone non ha nessuna voglia di difendere miss Meloni, ma che a tirar su il ditino sia certa gente, no, nun se po’ sentì. Sai il ditino dove ve lo dovete mettere? Volgare, sì, come diceva Paolone a Pozzetto dietologo, ma ogni interlocutore ha lo stile che merita. Dai, ragazzi, non potete essere seri, lasciate perdere, se c’è gente imbarazzante quella siete voi. Essu, eddai, ma di che stiamo a parlare? Ma le scivolate di Elly Schlein? Le turbosupercazzole che cercate perfino di chiosare, ci fate sopra l’esegesi?

Bravo Merlo! Dai, che dove c’è una puttanata corretta vi ci fiondate, se c’è un giornale emblema del motto, go woke, go broke, siete voi. “Gidio: simo noi! Quelli che non ne imbroccano mezza, simo noi! Quelli che stanno sulle balle a tutti, simo noi!”. Volete fare i politically, ma il vostro snobismo da nobili decaduti, peggio, decrollati è di una mestizia agghiacciante. Signori, ce l’avete lo specchio in redazione? O vi si è appannato per il vapore dei 68 gradi?

Le contorsioni di “io sono Giorgia” potranno deludere, anche indurre contrarietà, compatimento, come vi pare, ma per carità certa gente lasci proprio perdere: non è per lei, è priva di titolo, a vedere sussiegosi rubrichisti che fanno le pulci estetico-istituzionali, risuona il grido di dolore di Nando Martellini dopo il rigore ciccato da Cabrini, “è fuori, fuori, fuori!”.

Max Del Papa, 22 marzo 2024

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